Tenochtitlán è stata la capitale del più esteso impero mesoamericano, quello azteco. Fu fondata nel 1325 su un isolotto al centro del Lago Texcoco nell’attuale Messico. Il perimetro urbano aveva un’estensione compresa tra i 12 e i 15 chilometri quadrati e nel suo massimo splendore contava una popolazione di 250.000 abitanti. Per dare un’idea della quantità impressionante di gente che ci viveva possiamo compararla con le città europee più importanti del tempo come Parigi, Costantinopoli, Napoli, Venezia e Milano che superavano appena i 100.000 abitanti. I primi coloni che giunsero nella vallata ebbero la concessione di stabilirsi sull’isolotto da parte del signore di Azcapotzalco, Tezozomoc. Il periodo di espansione cittadina, avvenuto fino al 1428, vide la crescita notevole dello spazio urbano tipico della zona, un centro cerimoniale delimitato da mura in cui si trovavano le quattro porte di accesso e che a loro volta dividevano la città in quattro parti. Ogni quadrante era poi ripartito in altri più piccoli quartieri, chiamati calpulli, e che comprendevano ognuno un tempio e una scuola. Le case erano semplici, a pianta quadrata e disposte su un unico piano. Solo le abitazioni dei nobili avevano due piani e un giardino. Le strade costeggiavano i canali navigabili lungo i quali le canoe trasportavano le persone e le merci. Le canoe erano l’unico mezzo di trasporto per gli aztechi in quanto non conoscevano la ruota e non usavano animali da soma. Il centro cerimoniale era sia il centro amministrativo sia ideologico nel quale risiedevano gli edifici più importanti della città costruiti in pietra: i templi, le scuole, gli oratori, le sedi amministrative come il tribunale, le carceri, gli archivi. Per migliorare le condizioni dell’isola, gli Aztechi realizzarono importanti opere idrauliche come i terrapieni (calzados) per unire la metropoli alla terraferma, dighe che proteggevano la città da possibili inondazioni e controllava la salinità dell’acqua per le coltivazioni e un acquedotto che portava l’acqua potabile fino al centro abitato e all’interno dei palazzi.
Le testimonianze dei conquistadores spagnoli, Hernán Cortés e Díaz del Castillo, ci raccontavano della pulizia e dell’ordine che regnavano nella città e dello stile di vita così civilizzato di questo popolo. La città era disseminata di bagni pubblici realizzati da ripari di canne, paglia o erba dove le persone si ritiravano per far i loro bisogni. Era stato disposto anche un servizio per il riciclo dei rifiuti. Per chi desiderava rifocillarsi erano state realizzate delle strutture dove consumare un pasto rapido o da portare via a base di cotolette di pollo o di pesce, dolci al cioccolato e succhi di frutta.
Il centro commerciale della città era rappresentato dal tanguis, il mercato. Il maggiore era quello di Tlatelolco, circondato da portici, e dove si vendeva ogni specie di mercanzia: cibo, volatili, conigli, anatre, cagnolini, tessuti, mobili, liquori, cera, vernici, filo di cotone, gioielli, materiali da costruzione. Per effettuare le transizioni, oltre al baratto, si usavano come monete il cacao, dei mantelli e delle cartucce di oro. L’alimentazione era estremamente varia, sebbene alla base vi fossero mais, fagioli, frutta e verdura. Le proteine venivano dai volatili, dal pesce e dagli insetti (formiche e cavallette). Gli Aztechi non avevano mucche ma trovarono una soluzione alternativa nel tecuitlatl (l’alga spirulina).
In caso di malattia gli abitanti ricorrevano a medicinali a base di estratti di erbe o di organi animali ed erano efficaci rimedi contro problemi intestinali, disturbi causati dalla gravidanza o da insonnia, ansia ed epilessia. Oltre agli esperti in erbe medicinali vi erano veri e propri medici, le cui conoscenze in campo anatomico erano vastissime grazie ai sacrifici umani eseguiti durante i riti religiosi e ai feriti sul campo di battaglia. Ritrovamenti archeologici hanno evidenziato che venivano praticate anche operazioni di chirurgia.
La società azteca era gerarchizzata e suddivisa in classi sociali ben distinte. I nobili erano, con l’imperatore, all’apice della piramide sociale, conducevano una vita lussuosa, non pagavano le tasse ma dovevano mostrare una rettitudine morale maggiore rispetto al resto della popolazione. Seguivano poi i sacerdoti che vivevano nei templi e non si tagliavano i capelli; i guerrieri, di vitale importanza per garantire l’ordine; i maestri, gli artigiani e i mercanti. La maggior parte della popolazione però era costituita dai macehuales (la gente comune) che garantiva il mantenimento della società tramite il lavoro della terra e le tasse. All’ultimo gradino vi erano i tlatacotin, gli schiavi, provenienti da prigionieri di guerra.
La scuola era obbligatoria e sovvenzionata dallo stato. Ogni quartiere aveva una scuola nella quale i giovani dai 14 ai 20 anni vi si recavano a studiare principalmente tutto ciò che riguardava la guerra. La scuola non obbligatoria, invece, era frequentata esclusivamente dai nobili e si apprendevano nozioni di storia, religione, astronomia e retorica. C’erano anche scuole dedicate per i futuri sacerdoti o per chi volesse imparare a cantare, ballare o a suonare uno strumento.
Il simbolo del potere religioso e politico era il tempio Mayor, l’edificio più importante dell’impero azteco. Questa piramide, che comprendeva due templi, misurava 82 metri di larghezza e 45 di larghezza. Dedicata agli dei Tlaloc, dio della pioggia e della fertilità e a Huitzilopochtli, dio del Sole e della guerra, era il luogo dove venivano sacrificate le vittime nelle cerimonie più importanti del calendario azteco. Era costellato da statue in pietra raffiguranti animali (rane, serpenti e uccelli) e in un lato della piramide è stato rinvenuto un muro dove venivano messe le teste dei sacrificati, con 240 crani inseriti nella roccia.
Nel 1521 Tenochtitlán verrà completamente distrutta dai conquistadores e nel luogo dove sorgeva fu in seguito edificata Città del Messico. Con la sua scomparsa se ne andò una città unica nella storia dell’umanità.
Tenochtitlán, l’antica capitale dell’impero azteco
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