Il 2023 è ancora molto giovane e già mala tempora currunt.
L’ aprire le pagine dei quotidiani è ormai diventato un esercizio pari all’auto flagellazione.
Un accenno al nostro nuovo Governo: ho sperato, ingenuamente, in nuove proposte sul lavoro, sulla ricerca, la scuola, la sanità, sui giovani, la riforma definitiva delle pensioni, insomma le colonne portanti di uno Stato che si voglia definire civile e moderno.
Qualche pallida indicazione ma poi nulla di serio: le attenzioni sono state spostate su temi più scottanti. I rave party, la mininaja (che idea!), i cinghiali che passeggiano in città e la possibilità di uscire con lo schioppo a tracolla per abbatterli e cibarsi con le carni delle povere bestiole, il tetto ai contanti in modo tale che io possa girare con almeno cinquemila euro in saccoccia per le spese quotidiane, e il POS, meccanismo osteggiato da molti che preferirebbero il baratto, o pagare con i ducati, gli zecchini o i fiorini.
Alt! Chi siete? Cosa fate? Cosa portate? Un fiorino!
Nel frattempo ci siamo persi per strada il reddito di cittadinanza e soprattutto Giggino. Se pensate che il vostro 2023 sia iniziato male tenete a mente Luigi Di Maio: è finito probabilmente in mezzo ai navigator, creature forgiate con le sue stesse mani così come Saruman creò gli Uruk – hai, ed in più pare sia stato lasciato dalla fidanzata.
Un minuto di silenzio per chi aveva abolito la povertà.
Ci stavamo abituando a questo nulla inconcludente tutto intorno a noi: solo la notizia bomba da parte del ministro Sangiuliano (cultura, pensa te!) che ha definito Dante Alighieri fondatore del pensiero di destra. Basterebbe questo per avere poca fiducia nel futuro, quando ecco una flebile voce dall’opposizione: “il mio PD parli come si fa al bar”.
Dipende dopo quanti cocktail negroni, caro Bonaccini.
Detto questo, ormai rassegnati alle uscite quotidiane dei nostalgici, attendendo l’assemblea del PD e il Festival di Sanremo (l’ordine decidetelo voi), ecco il primo terremoto, lo scossone, la svolta: Matteo Messina Denaro preso come il malcapitato protagonista di “Ladri di biciclette”.
Torno serio, non potrebbe essere altrimenti: al di là di tutti i meme con i quali il web di casa nostra è ormai farcito , è una buona notizia, perlomeno un piccolo passo. Lo so, si è lasciato prendere, è malato, la Cupola lo ha già sostituito, è l’ennesimo patto Stato Mafia, fatto sta che è ingabbiato al 41 bis.
Collaborerà? Farà nomi eccellenti? Personalmente non penso: coloro che lo hanno tenuto nascosto, difeso, protetto, continueranno a farlo per mantenere quella rete di connivenze e omertà che torna sempre utile, per evitare un effetto domino di cadute e confessioni. Un tacito patto tra malavitosi.
A questo punto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, inviso ai più, invece di tenersi il cece in bocca, con la parlata cantilenante trevigiana si è scagliato contro le intercettazioni.
Diciamo che avrebbe potuto dirlo anche tra un po’ di mesi, invece ha scelto il momento sbagliato. Parla e fa danni.
Legittimo non dare in pasto ai media intercettazioni che nulla hanno a che fare con reati, ma c’è la malcelata intenzione di mettere l’ennesimo bavaglio a magistrati come Gratteri o Di Matteo.
Il buon Nordio insiste sul fatto che i mafiosi non parlino al telefono, che le intercettazioni costino assai ma omette, penso volutamente, che è proprio con quelle che si può far luce su tutta la rete di corrotti e corruttori, perché il reato non è solo di mafia, anzi.
I politici non vogliono le intercettazioni, ma non lo possono dire esplicitamente.
Questo è il primo grande scossone mediatico e politico.
Il secondo sono i 15 punti di penalizzazione inflitti alla Juventus.
Ma tra questo scossone e il precedente,…nulla? Certo! Il compleanno della guerra in Ucraina, le repressioni e le condanne a morte in Iran, i consueti femminicidi e le morti sul lavoro, ma si sa le vicende calcistiche nostrane non passano inosservate. Grazie Agnelli, grazie Arrivabene: ottimo lavoro; a giorni arriverà pure Ronaldo dalla sua assolata Riad per battere cassa. Escono di scena offesi, come colpiti da una ingiustizia, e la slavina trascina anche Sky e DAZN screditando un calcio ormai compromesso e prono agli interessi.
Per fortuna arriva Sanremo.