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sabato, Luglio 27, 2024

    Felicismo e dintorni

    La ricerca della felicità nel nostro tempo

    Oggi viviamo in una realtà sempre più mobile e fluida che finisce per trasmettere incertezze e paure. Nascono ogni giorno nuove forme di appartenenza, la globalizzazione incalza, si va dentro il futuro senza nessuna pietà. Ma l’organizzazione sociale fatica a tenere il passo del progresso tecnologico: le nuove macchine, le nuove frontiere sono assai più veloci delle abitudini e dei sentimenti. Anche la ricerca della felicità diventa sempre più affannosa, con sempre meno punti di riferimento. Ecco allora che questo sentimento che dovrebbe lasciarti pienamente soddisfatto nei tuoi desideri, con lo spirito sereno, non turbato, ti sfugge sempre più perché non è lì, in questa società così indaffarata a sopravvivere, che si trova la felicità.
    E allora vista la difficoltà del nostro tempo – ma non è che nel passato fosse tanto più facile – noi ci inventiamo il “felicismo”. Una parola questa, chiamiamola pure un neologismo, che deriva dall’americano “happyism”, che potremmo tradurre appunto con “felicismo”, una specie di feticismo della felicità in cui la felicità diventa una ragione di vita; con altre parole, quelle della Treccani, si tratta del perseguimento della felicità come obiettivo sociale. Intendiamoci: la felicità è sempre stata di moda, come dimostrano la quantità di saggi in libreria e la moltitudine di guide di self-help (aiutarsi da soli) scienza della felicità, identificata con il piacere, che classifica le persone sulla base di un punteggio da uno a tre: “non troppo felice”, “piuttosto felice”, “molto felice”. E che ti spiega come passare da uno a tre seguendo il consiglio di economisti e psicologi.
    Di qui curiose statistiche sui paesi più felici al mondo, come se le nazioni fossero persone. Secondo un’indagine nella scala dei trenta paesi più felici troviamo in testa la Danimarca e in fondo la Germania, (l’Italia è terzultima). Il che alla fine è bizzarro, perché significa che passando un confine, pochi chilometri, quello tra Danimarca e Germania, si entra in un abisso d’infelicità, o quantomeno si passa dal massimo al minimo. Un’americanata? Alcuni grossi nomi – Socrate, Kierkegaard – hanno osservato che si è felici quando si è virtuosi. Infine, e soprattutto, non si deve dimenticare che la ricerca ossessiva della felicità è da annoverarsi tra le cause maggiori d’infelicità. Gli uomini la inseguono così ostinatamente che a volte la sopravanzano. Ma queste non sono che frammenti di briciole, tanto per pensare di trovare sul tema delle scorciatoie per arrivarci in fretta. La prima considerazione in merito che si può fare è che le istruzioni sulla ricerca della felicità non si trovano sui libri di grandi filosofi ma sono dentro di noi, semplicemente.
    La felicità la troviamo soprattutto negli affetti familiari, nella quotidianità, nelle piccole cose di ogni giorno. Leggendo un libro, per esempio, viaggi con la fantasia in mondi diversi, incontri personaggi con i quali ci si può confrontare senza dover sempre lottare come nella vita. Leggi mentre in una splendida sera d’estate le nuvole si rotolano gioiose nel cielo al tramonto, e non t’accorgi che sei felice. Lo conferma Banana Yoshimoto nel suo Un viaggio chiamato vita dove tra l’alto scrive che “ La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni… Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive”. Le sfaccettature della felicità sono tante, una miriade, con sfumature impensabili. Si pensi alla “gioiosa” felicità di un bimbo che riceve in dono una palla colorata; oppure alla “straziante” felicità di una madre che un giorno apre la porta e si trova davanti il figlio dato per disperso in guerra da anni e lo accoglie con una risata gonfia di pianto.
    Si può essere felici in tanti modi, dunque, anche quando nei preparativi per le sospirate vacanze d’estate ai mari o ai monti ti senti dentro all’improvviso il bisogno anche di una vacanza per lo spirito. E allora ti domandi: perché non fermarsi ad ascoltare? E intanto che attendi il momento di partire sei lì che aspetti la pioggia che il temporale ha preparato proprio sopra il tuo tetto e che sta per mollare. E mentre ascolti il ticchettio della pioggia sui vetri della finestra, ti scopri a pensare che questo sarà una felicità da niente, ma t’acquieta.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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