Intelligenza artificiale: tra comodità e rischi per il futuro

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Ultimamente sto riflettendo molto sull’impatto che la tecnologia avrà sulle nostre vite nei prossimi anni. Le intelligenze artificiali, che sono in competizione su questo campo, saranno in grado di soddisfare le esigenze di coloro che cercano informazioni, risposte, consigli e pareri. Ciò comporterà che molte persone, anche quelle di età avanzata, sceglieranno di cedere alla tentazione di seguire la strada più facile e comoda. Le difficoltà diventeranno sempre più una scelta opzionale.

Le consegne a domicilio, i pasti veloci, le ricerche scolastiche, le informazioni sintetiche, i consigli di vita… tutto a portata di clic e senza sforzo.

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Per le persone più mature, l’esperienza di vita precedente all’era di Internet può rappresentare un baluardo su cui fare affidamento, rispetto a ciò che ci aspetterà in futuro: abbiamo imparato a valutare la credibilità delle fonti delle informazioni, a non fermarci alla prima risposta che ci viene fornita, a voler approfondire qualsiasi questione.
Tuttavia, ciò non vale per tutti e per tutte le situazioni.

Per coloro che hanno vissuto prima dell’avvento dei motori di ricerca, il ricordo “di com’era” è ancora vivido. Vedere oggi in azione i motori di risposta può essere meraviglioso e preoccupante allo stesso tempo.

Per coloro che sono abituati a ragionare in modo critico, rappresentano uno strumento utile per aumentare la produttività, ma per coloro che cercano la soluzione più veloce, queste nuove tecnologie possono essere insidiose e fuorvianti.

E qui torniamo al concetto di facile contro difficile.

Dicevamo che la vera sfida oggi è resistere a tante comodità a cui in tanti, in questa parte del mondo, possono accedere quotidianamente. Senza andare a scomodare gli immancabili “ai miei tempi andavamo a scuola a piedi, scalzi, anche  con due metri di neve”, che crea solo una distanza generazionale, è chiaro che è importante adattare alcuni modelli educativi, a partire da quelli  scolastici, per sfruttare i vantaggi della tecnologia, evitando i rischi di appiattimento e di pigrizia.

Ai giovani non basta dire “Vergogna! Non usare ChatGPT per farti fare i compiti”, se il sistema educativo non promuove lo sviluppo del pensiero autonomo e del senso critico. Il bisogno di riscrivere e aggiornare i modelli educativi e didattici è ben espresso nel documento redatto poco tempo fa dalla Commissione Europea “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale (AI) e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento”. Come scrive Mariya Gabriel, Commissario europeo per l’istruzione nella prefazione, l’utilizzo degli orientamenti, soprattutto nell’istruzione primaria e secondaria, è fondamentale per la realizzazione dello spazio europeo dell’istruzione e per sostenere il lavoro degli Stati membri dell’UE. Questo lavoro si inserisce in un percorso più articolato, poiché l’UE sta preparando un quadro normativo completo per un’IA affidabile in tutti i settori, compreso l’istruzione, e l’obiettivo è comprendere sempre meglio come applicare queste tecnologie per consentire agli educatori di essere ancor più inclusivi e pragmatici.

Stigmatizzare a prescindere ciò che non si conosce, solo per non compiere lo sforzo di comprendere e uscire dalla propria zona di comfort, non ha mai portato benefici o progresso. Dobbiamo svecchiare l’Italia, la scuola, i comuni, non tanto dal punto di vista anagrafico, quanto sul piano culturale e intellettuale. Senza una reale volontà di comprendere ciò che di nuovo può aiutarci a far meglio ciò che è “sempre stato fatto così”, si rischierà di rimanere al palo come Paese, economia e futuro dei giovani che decideranno (loro malgrado) di rimanere in Italia.

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