Da “ Asso Gigi” a Sergio Falchero, due grandi piloti sanmauriziesi

Nuovi reperti storici di Olivari al museo del 6° Stormo di Ghedi

Il 15 febbraio scorso il museo del 6° Stormo di Ghedi (Brescia), base dell’Aeronautica Militare, ha ricevuto in donazione dei nuovi reperti storici di Luigi Olivari, famoso pilota e primo asso della Grande Guerra, originario di San Maurizio, di cui avevamo già raccontato più volte le gesta, sulle pagine di questo giornale.
La cerimonia di consegna si è svolta in una delle splendide sale della Base del 6° Stormo, in cui Sergio Falchero, pilota anch’esso di San Maurizio, ha consegnato i preziosi cimeli che possedeva al col. Giacomo Lacaita, comandante della base.
Trovare reperti storici originali dopo oltre cento anni, specialmente quelli dei famosi “Assi” dell’aviazione della Prima Guerra Mondiale, diventa ogni giorno più difficile ma, da buoni segugi e un po’ di fortuna, pian piano qualcosa di riesce ancora a reperire aiutati con gioia, da coloro che hanno il piacere di collaborare donando i loro preziosi reperti ai musei sparsi nella penisola, consci che in questo modo il loro dono sarà preservato nel migliore dei modi consentendone la visione a tutti coloro che amano la storia della nostra aeronautica.
Nel mese di ottobre, dopo la consegna di alcuni ricordi di Olivari al col. Giacomo Lacaita, (vedi Cose Nostre novembre 2022), ci eravamo ripromessi di effettuare ulteriori ricerche per ritrovare nuovi reperti da esporre nel loro bellissimo museo all’interno della Base dell’Aeronautica Militare italiana, intitolata proprio al nostro valoroso pilota Luigi Olivari.
Fortunatamente una di queste ricerche è andata a buon fine riuscendo a contattare Sergio Falchero, un pilota sanmauriziese ora abitante nei pressi di Roma, che aveva avuto alcuni cimeli ricevuti dopo la morte della sorella di Olivari, e che di buon grado ha accettato di donarli all’aeronautica militare.
Gli importanti reperti consistono nei resti dell’elica dello Spad VII, a bordo del quale purtroppo perse la vita Luigi Olivari in un banale incidente di volo il 13 ottobre 1917, di un’altra elica, anch’essa spezzata, di un Hansa-Brandenburg C.I austriaco abbattuto proprio dal pilota italiano, di un anemometro di bordo e del coperchietto pressofuso, parte di un motore con la scritta “Austro Daimler”, numero di matricola “3300”.
A chiusura dell’evento non i soliti saluti ma, un arrivederci in quanto noi continueremo nelle ricerche per dare il nostro piccolo contributo nella speranza di poter far ampliare con altri oggetti il museo del 6° Stormo, carico di storia grazie alle varie donazioni avvenute negli anni specialmente da parte degli ex appartenenti al valoroso 6° Stormo.

Il Comandante, la sua storia ispirata da Olivari

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Come detto, questi cimeli sono stati per molti anni nella casa romana di Sergio Falchero che ha vissuto la sua gioventù a San Maurizio, e del quale raccontiamo brevemente la sua storia, di come è diventato pilota, proprio grazie alla sua volontà, ispirata sicuramente da tutti quegli oggetti del grande asso Olivari da lui amorevolmente accuditi.
Sergio Falchero, il quarto di cinque figli, è nato a Torino nel 1949, e ha trascorso la sua infanzia a San Maurizio Canavese, vicino alla casa dove abitava la famiglia di Luigi Olivari: la mamma Maria, il figlio Carlo (detto Ninu) e la figlia Anita.
Come ci racconta Sergio: “Con mio fratello Paolo trascorrevamo gran parte del tempo in casa loro e il ricordo della sala tappezzata dai ricordi del primo Asso d’Italia “Gigi” è ancora vivissimo nella mia mente”.
Qualche anno dopo, nel 1958, i genitori del nostro futuro pilota costruirono una casa in campagna trasferendosi, ma lui e suo fratello continuarono ad andare a dormire dalla signora Anita, rimasta sola dopo la morte prima della madre, avvenuta nel ’56 e due anni dopo anche del fratello Carlo.
Nel 1960 Sergio proseguì gli studi nel collegio dei Missionari della Consolata di Alpignano (Torino) dove frequentò tre anni di avviamento e due anni di qualifica aggiustatore meccanico con grande soddisfazione dei suoi genitori.
Purtroppo nel 1961, anche Anita Olivari venne a mancare e con lei, non avendo eredi, si estinse la famiglia del grande “Asso Gigi”.
Terminati gli studi nel collegio, visti i brillanti risultati a scuola, Falchero venne incoraggiato e sostenuto dai suoi fratelli a proseguire gli studi e con grande spirito di sacrificio frequentò dei corsi serali di recupero all’istituto Leonardo da Vinci di Torino, prima di diplomarsi geometra.

Il periodo militare, dall’esercito all’aeronautica
L’8 ottobre 1968 Sergio ricevette la cartolina precetto per la ferma di leva, ma per motivi di studio la chiamata venne rinviata alla fine del 1969. Arruolato nell’esercito, partì per il C.A.R. di Chieti nel giugno 1970, e passati i tre mesi d’addestramento venne destinato al 12° Comando di Zona a Perugia con l’incarico di disegnatore.
A settembre dello stesso anno, dopo aver visto per le strade di Perugia un manifesto dell’Aeronautica Militare con il bando di concorso per Allievi Ufficiali Piloti di Complemento, inviò la domanda di partecipazione per essere poi chiamato a Roma per i famosi tre giorni di visite e prove attitudinali.
Nel marzo del 1971 arrivò la risposta: ammesso! Così il 15 aprile 1971 Falchero lasciò l’esercito ed entrò nell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli con l’82° Corso AUPC (Ghibli) in qualità di Allievo Ufficiale Pilota di Complemento.
A differenza di altri corsi dove i futuri piloti venivano mandati a Latina o ad Alghero per la selezione al volo sul velivolo ad elica Piaggio P.148, Sergio venne destinato direttamente alla S.V.B.I.A. (Scuola Volo Basico Iniziale Aviogetti) di Lecce-Galatina sugli aviogetti Aermacchi MB.326. Così ricorda oggi Sergio: “Il 25 agosto 1971 iniziò il corso e io non avevo mai messo piede su un aeroplano; il 24 gennaio 1972 compii il primo decollo da solo: una sensazione indescrivibile!”
Dopo circa 130 ore di volo il 26 giugno 1972 Sergio finì il corso. La selezione fu durissima! Degli 81 allievi iniziali a Lecce ne restarono 37 alla cerimonia del 28 giugno 1972 in cui vennero consegnate le “Aquile” e il brevetto di pilota, con la promozione al grado di sergente.
Il primo traguardo era raggiunto. In 14 vennero destinati alla S.V.B.A.A. (Scuola Volo Basico Avanzato Aviogetti) di Amendola (Foggia) su Fiat G.91T/1, e il 10 aprile 1973, dopo circa 140 ore di volo, gli venne consegnata l’Aquila Militare, il brevetto di pilota militare e la nomina a Sottotenente di Complemento dell’Arma Aeronautica, Ruolo Naviganti. Nella stessa occasione Sergio ricevette la medaglia d’oro come primo classificato dell’82° AUPC (Allievo Ufficiale Pilota di Complemento), 1° scaglione, e poi il 20 giugno 1973 il suo ultimo volo sul G.91T/1 con la fine della campagna di tiri aria/aria e aria/suolo a Decimomannu (Sardegna).
Dopo pochi giorni gli arrivò la comunicazione di presentarsi, insieme ad altri sei compagni di corso, a Grosseto per la transizione sull’F-104; una breve sosta a Pratica di Mare (Roma) per il Corso MTU (Manuale Tecnico di Utilizzo) e l’11 luglio 1973 iniziò così il corso presso il 20° Gruppo su Lockheed (Fiat) TF-104G.
Sergio scelse la specialità di caccia intercettore per due ragioni: “La prima perché ho sempre sognato i duelli aerei, la seconda perché Cameri , vicino a Novara, era la base più vicina a casa.” Ma chissà questa sua scelta quanto sia stata influenzata, nel suo subconscio, proprio dai ricordi di gioventù, quando ammirava i cimeli dell’asso Olivari.
L’attività del corso, fino al suo termine del 31 agosto, fu piuttosto impegnativa, si arrivò anche a tre missioni al giorno, due in volo e una al simulatore.
Il 20 settembre venne assegnato al 53° Stormo Caccia di Cameri con il 21° Gruppo C.I.O. (Caccia Intercettori Ognitempo) comandato dal T.Col. Toscani, iniziando una carriera che lo portò a essere promosso tenente nel 1975, capitano nel 1977, finché il 6 novembre 1978 venne nominato Comandante della 351° Squadriglia.
Tra i ricordi felici Sergio racconta delle sue “passeggiate” a quattrocento nodi, passando dalle montagne al mare nel giro di un’ora, o ancora, quando insieme ai compagni in formazione, disegnava nel cielo azzurro le figure classiche dell’acrobazia.
Non mancarono però anche i momenti difficili, come quando, durante un’affondata per raggiungere la velocità utile per un looping (acrobazia aerea consistente nel descrivere un cerchio nell’aria su piano verticale), Sergio ricorda, parlando al suo aereo in prima persona: “Quando ti ho chiesto di tirare su il muso non mi hai risposto e hai continuato a scendere verso le montagne, ho pensato forse vuoi mettermi alla prova! Pur di non lasciarti andare oltre, te l’ho richiesto ma, questa volta con due mani e tu finalmente mi hai ascoltato! Non mi hai mai confessato se era uno scherzo oppure un malore!”
Ben più drammatico, ma fortunatamente a lieto fine, l’altro episodio che successe qualche tempo dopo, il 13 aprile 1976, sempre nei cieli di Levaldigi (Cuneo) così raccontato da Sergio: “ Mentre con altri tre compagni ci riunivamo per tornare a casa. Noi eravamo già in ala destra al leader (il capo formazione, ndr), quando improvvisamente un gran scossone toglie il respiro! Tutti gli strumenti ad aria del 104 sono andati a zero e stavo per entrare nel cono di scarico del n.1, ho subito virato a sinistra, e controllato la maniglia d’eiezione ma, non volevo abbandonare l’aereo. Poi con calma ho capito che il 104 aveva perso solo il radome, il “cuore” pompava ancora e allora mi sono rinfrancato! Poi seguendo un compagno sono tornato “a casa”. Solo scendendo la scaletta mi sono reso conto che praticamente mancava tutta la parte anteriore del 104, radar compreso. Quando è sceso l’altro compagno abbiamo poi capito la dinamica dell’incidente: lui credendo di dover occupare la mia posizione, era venuto su dal basso e con l’ala sinistra aveva fatto “saltare” il radome!”
Il 20 dicembre 1978 Falchero compì il suo ultimo volo sul “104”, raggiungendo le 1.000 ore di volo sul velivolo, per poi congedarsi il 22 febbraio dell’anno successivo.

La carriera da pilota civile
Terminata la brillante e avventurosa carriera con la nostra forza aerea militare, ma con un grande rimpianto nel cuore per avere lasciato il “104 Starfighter”, Sergio iniziò “l’avventura” aviatoria, come lui la descrive, prima come 3° pilota civile a bordo dei McDonnell Douglas DC-10-30, poi come pilota sui Douglas DC-9-32 e successivamente sui McDonnell Douglas MD-82, velivoli impiegati dall’allora blasonata compagnia di bandiera italiana Alitalia.
Nel 1989 venne nominato comandante e, con grande soddisfazione, effettuò il suo primo volo con destinazione Torino: proprio nel giorno di Natale. Bel regalo!
Nel 1995 arrivò in flotta il Boeing 767-300ER e con grande entusiasmo Sergio scelse di far parte del nuovo settore lungo raggio dell’Alitalia.
Con le travagliate vicissitudini a tutti ben note dell’Alitalia, con rammarico nel 2008, visto che l’aerolinea italiana era entrata in amministrazione straordinaria, il nostro pilota decise di anticipare di qualche mese l’andata in pensione.
Certamente chi ama l’aviazione, ed in special modo “volare”, non si ferma con i piedi per terra, ma in qualche modo continua a solcare i cieli, così anche Sergio oggi si diletta ancora a volare con il suo rinomato monomotore ultraleggero ad ala alta Savannah costruito dalla ditta I.C.P. di Castelnuovo Don Bosco.
Ma non finisce qui, e la passione del volo di Sergio, ispirata dalle eroiche gesta di Olivari, oggi continua grazie ai suoi due figli, entrambi piloti di linea di compagnie italiane.

F 104 “Cacciatore di stelle”, l’amore di Falchero

“Sono trascorsi diversi anni da quando ci siamo lasciati e così ho pensato di scriverti queste righe per ricordare quel meraviglioso periodo passato assieme.
Ero ancora ragazzo quando ai bordi della pista di Caselle ti ho visto e sentito per la prima volta, sei sfrecciato verso le montagne come un baleno, con un sibilo lacerante che mi ha lasciato senza fiato. Sono ritornato altre volte e ho continuato a sognare di volare con te.
A casa mentre studiavo, appena ti sentivo correvo fuori a cercarti per seguirti nell’ultima virata prima dell’atterraggio. Ho finito gli studi e sono partito per il militare quasi rassegnato a guardarti solo da terra quando capitava d’incontrarti. Poiché i sogni a volte diventano realtà, il destino ha voluto che entrassi in Aeronautica dove, pur di raggiungerti mi sono impegnato con tutte le mie forze, e il mio sforzo è stato premiato: l’undici luglio del 1973 sulla Base di Grosseto ci siamo presentati.
Ero molto emozionato, finalmente potevo ammirare da vicino la tua linea, sfiorare i comandi, sentire la tua voce ma, il ricordo più vivo che ho di quel primo incontro è stato quando in decollo è entrato l’A/B(  sigla che indica il post bruciatore)1 che schiacciando la mia schiena contro il seggiolino ci ha proiettati nel cielo azzurro della Toscana.
Naturalmente per poter un giorno stare assieme dovevo dimostrare di conoscerti bene e così per diversi giorni ci siamo incontrati e lavorando vicini ho potuto apprezzare le tue qualità, specialmente quel giorno in cui, per la prima volta mi hai fatto superare la velocità del suono! Sensazione unica, un piccolo scatto della lancetta dell’anemometro e via supersonici!.
Devo ammettere che per capirti tante volte ho dovuto anche sudare ma, la ricompensa è stata grande, il sogno da ragazzo si era avverato: finalmente volare con te, giocare in mezzo alle nuvole, provare quelle emozioni e sensazioni uniche che solo il volo può dare! Dopo averti lasciato a Grosseto ci siamo rivisti al 21° di Cameri, ti ho trovato ringiovanito! Una “S” era stata aggiunta alla tua sigla (2L’ F-104S versione aggiornata dell’ F-104G prodotto per molti anni proprio qui a Caselle).
Assieme abbiamo trascorso cinque anni indimenticabili, segnati da momenti bellissimi ma, anche da alcuni difficili, fino al venti dicembre 1978 quando, non sapendo ancora se mi sarei congedato, abbiamo fatto l’ultimo volo assieme: missione bassa quota Cameri/Grazzanise/Cameri per un carico “speciale”.
Nei ricordi, la neve sull’Abetone, il Lago Trasimeno, la cittadina di Sora! Ritornati a casa e avendo saputo che ti avrei lasciato, ti sono rimasto vicino per altri sette giorni, sperando di volare ancora assieme a te ma, purtroppo la nebbia fitta sulla pianura Padana c’è l’ha impedito!È stato meglio così perché forse ti avrei chiesto di più!
Mi rammarica il fatto di non aver una foto con te di quei tempi, abbiamo sempre rimandato, forse sperando di rimanere ancora un po’ in compagnia.
Voglio concludere esprimendo la mia gratitudine all’Aeronautica Militare per avermi dato l’opportunità di conoscerti e di trascorrere con te anni indimenticabili.
Un grazie “Speciale” a mia moglie Rosy che ha voluto riportarti vicino a me, perché potessimo trascorrere la nostra vita da pensionati di nuovo insieme, continuando a raccontarci, forse con un po’ di nostalgia, le nostre meravigliose avventure3 (Il comandante Sergio Falchero, nella parte finale fa cenno all’F-104 donato dalla moglie che ha installato nel proprio giardino nei pressi di Roma, come ricordo della sua gioventù da pilota, trascorsa e vissuta insieme ad un vero purosangue quale era il “Cacciatore di Stelle”).
Ciao, “Starfighter”!

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