Dopo un anno di guerra

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Squisitamente “democratico”, in senso partitico, è stato il discorso di Biden tenuto a Varsavia il 21 febbraio. In svariati passaggi ha evocato “la forza silente delle democrazie che dominerà su quella soltanto proclamata e apparente delle autocrazie”.
Il discorso del presidente statunitense era diretto sia alle nazioni dell’“emisfero politico occidentale” che ai propri cittadini ed elettorato interni. Da una parte la volontà americana che gli Stati europei e del “blocco occidentale” facciano la loro parte per l’Ucraina e dall’altra l’accento sulla difesa dell’ordine liberale basato sul diritto internazionale, architrave dell’egemonia americana, a legittimazione delle scelte e delle azioni statunitensi in questo senso. La storia recente, almeno, dimostra però che gli atti americani e occidentali sono spesso risultati discutibili rispetto al fine libertario e democratico perpetuamente professato, provocando sfiducia anche all’interno degli storici alleati (vedi la querelle Italia-Libia 2011). Quest’altalenante condotta e la discrepanza fra promesse e realtà, hanno legittimato da una parte l’agire di potenze revisioniste, dall’altra lo scetticismo di Paesi compresi nell’“emisfero occidental-democratico” che insieme alla crescita e lo sviluppo economico-militare, mettono al primo posto fra le priorità il proprio interesse strategico, muovendosi nell’alveo delle relazioni “a geometria variabile” , come i casi di Brasile e India, almeno. A ciò s’aggiungerebbe, qualora venisse dimostrato (ma Washington nega, con Danimarca e Svezia che scoprirono le tracce d’esplosivo come unica conferma ) il sabotaggio dei Nord Stream durante l’estate scorsa che, secondo il celebre giornalista americano Seymour Hersh, sarebbe stato compiuto della Marina Militare statunitense che avrebbe coperto l’operazione con l’esercitazione Nato: Baltops 22.
Da febbraio 2022 s’osservano tre guerre: quella dell’aggressione diretta sul campo, di riscatto storico e di natura squisitamente geopolitica per la Russia: «L’estero vicino appartiene a me e non transigo su alcuna ingerenza esterna anche soltanto ventilata», il pensiero guida di Putin. Comunque sia, la guerra è divenuta guerra di logoramento a causa degli errori russi: eccesso di presunzione, convinzioni errate, pessima organizzazione e dilagante corruzione e grazie alla fede incrollabile e alla strenua difesa ucraina imprescindibilmente sostenuta dai Paesi euroatlantici. C’è un senso guerra di “difesa” verso l’Alleanza atlantica che anelerebbe, secondo la Federazione, d’accerchiare e poi distruggere la Russia. Infine, c’è una guerra culturale che si riassume nell’intollerabilità per la Russia dell’esito della “Guerra fredda” ed il modello internazionale affermatosi successivamente. Rimanendo sulla guerra, essa tende «ad assumere le caratteristiche della “guerra totale”, ovvero uno scontro in cui l’apparato delle forze armate di uno stato e la società civile vengono coinvolti nello sforzo bellico come fossero un corpo unico. Un conflitto totale a cui lo stato ucraino ha reagito impostando una strategia di “difesa totale”. Sul piano del conflitto russo-euroatlantico, Europa e Stati Uniti sono maggiormente concentrati sull’andamento della guerra, mentre Mosca la dilata all’intero “mondo occidentale”. Questo al fine di trascinarvi dentro tutta la nazione russa e farne una causa esistenziale. Ciò rende decisamente difficile un compromesso, anche se le diplomazie sono sempre attive. Tener conto, inoltre, che le riserve europee, come quelle statunitensi, pare si stiano assottigliando vertiginosamente, tanto che «Al Pentagono si lamenta che le forniture d’armi concepite per Taiwan e alleati asiatici ( fonte Indo-Pacifico: tavolo sul quale si gioca per la superiorità e quindi per l’egemonia in prospettiva) siano deviate verso l’Ucraina. I russi, per la sorpresa quasi generale, sembrano disporre di magazzini ancora semipieni, malgrado le enormi perdite subite»
Bene aumentare e migliorare – soprattutto, nel caso italiano e non soltanto per la guerra in corso – l’investimento per la Difesa, se avverrà. Ma bisogna tener presente che l’approvvigionamento d’armamenti dell’Ucraina potrebbe non bastare, mettendo l’Europa, impermeabile alla cultura di guerra, dinanzi al nodo dell’intervento diretto.

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