Giovanni Regis, medico condotto e Don Michele Benente, l’ultimo parroco di Santa Maria

Casellesi da ricordare

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Giovanni Regis, medico condotto

Da Benevagienna, un paese agricolo ai piedi delle Langhe in provincia di Cuneo dov’era nato l’11 giugno del 1866 il dottor Giovanni Regis s’avvicinò a Torino assumendo l’incarico di medico condotto di Caselle e poi anche di Borgaro, dove ebbe modo di dimostrare la sua professionalità e generosa dedizione per 43 anni di Ufficiale Sanitario.
La sua figura prestante, la sua chiarezza di idee e la prontezza nell’agire, congiunta alla signorile delicatezza nascosta sotto austere apparenze, davano l’impressione dell’uomo ideale per la missione di responsabilità a cui si dedicava.
A quella missione il dottor Regis era preparato dalla retta coscienza che lo guidava a servire con spirito di sacrificio e di abnegazione i due paesi. Egli sapeva dare infatti tutto stesso, particolarmente quando si trattava di infermi bisognosi o di fanciulli, per i quali riservava tanto calore umano per ogni cura.
Convinto che a “tempi nuovi corrispondono forme nuove” egli favorì lo sviluppo di molte valide iniziative a Borgaro, tant’è che a riconoscimento della sua opera la “Società” gli volle infatti dedicare una lapide, posta a capo della sala riunioni, con questa scritta:
“Cav. Dott .Giovanni Regis – 1866 – 1934 . Il dovere, l’onestà, la rettitudine furono scopo della sua vita. La Società che per oltre 40 anni lo ebbe quale medico, in segno di affetto e ricordo. Borgaro 2 – XII – 1934.
Il 4 aprile del 1934, a 67 anni, e dopo lunghe sofferenze egli decedeva nella sua villetta di vicolo del Teatro a Caselle .
Il dottor Giovanni Regis con la sua vita dedicata ai malati, ai più deboli, s’inserisce d’obbligo, senza se e senza ma, nel filone dei “grandi”
medici che Caselle ha avuto la fortuna di avere, specie nell’Ottocento e nel Novecento. Qualche nome in merito? Modesto Boschiassi, Ulrico Fiore, Rodolfo Sacarabosio, Giovanni Capra e altri.

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Michele Benente, l’ultimo parroco di Santa Maria

La partenza di don Michele Benente da Caselle per il nuovo incarico di parroco di Casalgrasso (un piccolo paese agricolo in provincia di Cuneo), avvenuta nel giugno del 1985, coincise con l’esatto trentennale della sua attività pastorale a Caselle Torinese. Risaliva infatti al 19 giugno del 1955 la data della sua nomina a parroco di Santa Maria, e nella celebrazione di questo anniversario ci sono stati momenti di festa e di commozione: l’emozione del saluto e del ricordo.
Michele Benente nacque a Chieri il 1° novembre del 1920, compì gli studi ginnasiali a Giaveno e gli studi superiori a Chieri e a Torino dove ricevette gli ordini
sacerdotali il 27 giugno del 1943.
Fu vice parroco a Vinovo e poi nella parrocchia di Pozzo Strada in Torino e infine fu nominato parroco nel 1955 di Santa Maria.
Per trent’anni fu al servizio dei parrocchiani. Carattere non proprio bonario, anzi piuttosto severo, e quindi non sempre facile fu l’incontro. Tra l’altro, una certa fredda cortesia regnò tra le due parrocchie. Ma don Benente diede molte cose a Caselle. Ne enumeriamo qualcuna.
L’acquisto e l’istallazione del nuovo organo nella “sua“chiesa; il totale rifacimento della pavimentazione della chiesa e degli altari e la completa nuova dotazione di banchi moderni; la baita di Pialpetta acquistata intorno agli Anni ’70 e nella quale i giovani casellesi dell’oratorio ogni anno passano giorni di incontro, di riflessione e di svago..
Nel 1970 fu uno dei promotori e sostenitori della iniziativa di destinare all’ospedale di Ciriè un centro dialisi.
Per anni prestò la sua opera come insegnante di religione nella Scuola Media di Caselle, scuola nella quale per lungo tempo ricoprì la carica di vice preside.
Nei tempi più recenti don Benente si occupò di provvedere all’impianto di riscaldamento della chiesa e del completo rifacimento del tetto. Prima di trasferirsi il parroco di Santa Maria aveva in programma di ristrutturare la baita di Pialpetta. Un’idea e un pensiero ai giovani.
Terminiamo questa sintesi biografica su don Benente con le belle parole di chiusura di un articolo di Roberto Armand. comparso su Cose nostre nel giugno del 1985 in occasione del suo addio:
“L’attività pastorale di don Benente fu in linea con la consapevolezza missionaria di sacerdote. Totalmente, intimamente prete, egli lascia di sé una traccia profonda, un insegnamento in cui non trovano spazio compromessi a una visione evangelica della vita ed i cui frutti matureranno nel tempo”.

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