Quanto avete usato lo smartphone oggi? Credo di più di quanto ne siate consapevoli… Tenete presente che più state in rete, più le aziende produttrici ci guadagnano ma a rimetterci è la vostra salute. Il buon senso ci dice che sarebbe bene limitare l’utilizzo dello smartphone. Come reazione estrema stanno nascendo gruppi che si dissociano dall’utilizzo dello smartphone per stare assieme: ci si incontra dal vivo nei parchi, per chiacchierare o suonare la chitarra tornando all’utilizzo del vecchio cellulare privo di connessione internet.
Lo smartphone crea dipendenza? La scienza per ora non sa rispondere perché non ci sono abbastanza studi a tal proposito. Però, una ricerca su Facebook del 2015 dimostra che il tempo trascorso su Facebook può essere causa di depressione tra i giovani, se si crede che la vita di amici e conoscenti sia molto più appagante della propria.
Tendono a perdere il controllo dell’utilizzo dello smartphone le persone meno capaci di controllarsi e meno socievoli. Ma anche le caratteristiche delle app invogliano gli utenti a passarci un tempo eccessivo, in particolare fanno leva su un principio chiamato flow. Si sperimenta il flow quando si è pienamente assorbiti nell’esecuzione di un lavoro e non ci si accorge del tempo che passa e delle cose che accadono attorno. Le app cercano proprio di indurre i loro utenti in uno stato di flow proponendo una serie infinita di foto e notizie. Si può passare il tempo e scorrere e scorrere senza mai arrivare alla fine.
Un altro effetto che i produttori di app utilizzano è l’effetto dotazione. Si induce l’utente a scaricare una nuova app, oppure un nuovo gioco. Appena l’app è sul nostro telefono la sentiamo come una cosa nostra e siamo disposti ad investire tempo e denaro per proteggerla. Questo è ciò che caratterizza i giochi online: all’inizio non chiedono denaro e permettono di fare in fretta progressi. Ci si abitua a passare molte ore giocando ad un tale gioco, ma poi, quando si diventa bravi, per passare ad un livello successivo o comunque ad un maggiore divertimento, si deve pagare. Mi viene in mente ad esempio il gioco Roblox, che va tanto in voga tra i giovanissimi. Me lo ha fatto conoscere mia figlia, che già a 7 anni era più informata di me in quanto metà dei suoi amici ci giocavano. Ho visto i suoi amici al parco giochi stare sulle panchine e giocare a Roblox invece di giocare al parco giochi. E so di alcuni amici che per Natale hanno chiesto i Robux, ovvero i soldi virtuali che servono per comprare accessori nei giochi. E ho visto genitori che non sanno più come staccare i figli da un tablet e così comprano Robux, ma con soldi veri!
Inoltre i giochi online fanno sentire il bisogno di arrivare alla fine: interrompere un gioco prima del termine crea tensione, ed è questo che porta la persona a starci molto tempo in più rispetto a quanto aveva preventivato.
Un altro meccanismo usato dalle app per indurci a usarle molto è l’invenzione dei messaggi di spunta. Quante emozioni dietro ad una spunta che non diventa doppia, o alla doppia grigia che non diventa blu. Per non parlare della difficoltà di attendere, dopo che la spunta è blu da alcuni minuti, l’arrivo della risposta. E pensare che tutti questi messaggi non sono poi così importanti, perché se avessimo davvero fretta di parlare con qualcuno potremmo usare il classico metodo della telefonata, che ormai sta cadendo abbastanza in disuso.. La persona che aspetta la risposta potrebbe provare disagio per non reputarsi abbastanza importante se il suo interlocutore non risponde con rapidità.
I frequentatori dei social hanno bisogno di like, ovvero di ricevere il più possibile i noti pollici in su per sentirsi amati e popolari. Pubblicare qualcosa senza avere i rimandi positivi è considerato deludente e fonte di vergogna, dato che le persone sono sui social per sentirsi riconosciute, e lo fanno utilizzando app studiate per parlare di sé, a volte anche in modo esageratamente ritoccato! Quando un utente trascorre del tempo su un app, come ci saremo accorti, riceve offerte, notizie e pubblicità personalizzate. Sarà capitato a tutti di iniziare a cercare online un paio di scarpe, per esempio, e poi notare che sulla posta elettronica magicamente compaiono pubblicità di scarpe, negozi di scarpe.. le aziende digitali sono perfettamente in grado di analizzare quanto tempo passiamo online e cosa ci interessa per riproporcelo e catturare nuovamente il nostro interesse. In tutto questo lavorio di sfondo che viene fatto sui nostri neuroni, prima o poi riusciranno a farci comprare qualcosa…
I social rispondono al nostro bisogno di creare legami, ma devono essere utilizzati in modo sano. Non abbiamo ancora sufficienti ricerche per capire come funziona la dipendenza da internet ed aiutare le persone ad autoregolarsi. Per ora possiamo utilizzare i classici metodi di affidarci all’orologio o mettere un timer sul telefono che ne regoli l’utilizzo, ma ci vuole molta volontà per rispettare questi limiti!