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lunedì, Aprile 29, 2024

    La noia

    Lo scorso mese ho scritto per questa rubrica un articolo sulla solitudine, una condizione umana a volte cercata e desiderata, altre molto temuta.

    Questo mese invece cercherò di esplorare la noia, un’emozione che può accompagnare la solitudine.

    Cosa c’è dietro la noia? Sicuramente ha una lunga tradizione culturale, di lei si è narrato e cantato dalla notte dei tempi. A conferma di ciò, proprio la canzone che ha vinto il Festival di Sanremo 2024 si intitola “La noia”, ed è sicuramente un ben riuscito tentativo di cantarne le sensazioni.

    Se si pensa alla noia, la si associa alla monotonia, al senso di vuoto, al disinteresse. È uno stato psicologico sgradito.

    Come viene definita la noia dagli psicologi? Non è semplice darne una definizione, viene equiparata ad uno stato interno, una sorta di agitazione che ci vorrebbe portare a fare qualcosa, ma i tentativi di scacciarla sono inutili. La noia è associata a qualcosa di negativo, ad una scarsa capacità di autocontrollo. Sembra essere diversa dalla tristezza: la persona triste si lascia andare a questo stato senza reagire. Invece la noia ci porta ad essere inquieti, a fare qualcosa per soddisfare un desiderio, che può essere semplicemente quello di trovare un nuovo stimolo che ci faccia passare dalla scontentezza ad un’emozione positiva. A esempio, nella canzone vincitrice del Festival, la storia cantata funziona proprio così: si prova uno stato di insoddisfazione, che poi viene riconosciuto come noia. Nella consapevolezza che bisogna andare avanti, bisogna fare dei cambiamenti, si cerca un modo per fermare questa noia che fa star male, la soluzione potrebbe essere fare una festa!

    Quante azioni, a volte controproducenti, vengono fatte dalle persone per uscire da uno stato di noia, dal non sapere come trascorrere il tempo. Ne sono un esempio i pigri week end passati ai centri commerciali, per comprare cose che in realtà non servono, ma almeno si riesce a spendere del tempo libero che forse non è necessario. Oppure le ore sprecate sullo smartphone, a leggere notizie di cui ricorderemo quasi nulla, o a giocare per sfuggire ad altri pensieri.

    La persona che si annoia, a differenza di quella che è triste, non vuole rimanere senza fare nulla, vuole agire per cambiare le cose, ma non ci riesce. Si pensa che la funzione della noia sia quella di spingerci a fare qualcosa per cambiare. I suggerimenti per scampare alla noia spesso non sono efficaci.

    La noia non arriva da sola: di solito è accompagnata ad altre emozioni, sempre negative, come l’ansia, la tristezza, a volte la rabbia. Infatti, ci si può sentire arrabbiati con chi provoca in noi lo stato di insofferenza, ad esempio verso un professore che non riesce a catturare l’attenzione dello studente.

    Cosa succede nel cervello di chi si annoia? Ci sono delle prove che siano coinvolte alcune reti neutrali che si attivano quando vagabondiamo con la mente: per questo nella noia ci si sente in una situazione di monotonia senza senso. A questa conclusione si è arrivati attraverso esperimenti in cui i partecipanti venivano fatti annoiare, facendo loro vedere dei video ripetitivi, e, attraverso la risonanza magnetica funzionale, si capiva quali aree cerebrali si attivavano. Le deduzioni dei ricercatori sono che le persone che tendono alla noia sono meno consapevoli di sé stesse, delle loro sensazioni e non riescono a risolvere il loro disagio. Quando ci si annoia il tempo risulta più lento, non passa mai, e cala l’attenzione. Quindi è proprio uno stato di disagio insopportabile: pare essere lungo, inutile, insoddisfacente, che ci porta all’inquietudine. Si abbassa anche l’autocontrollo, non riusciamo così a convogliare la nostra attenzione per terminare un compito che non ci piace. A esempio, lo studente potrebbe iniziare a pensare “che senso ha stare ad ascoltare una lezione su un argomento che non mi sarà utile nella mia vita?” i pensieri corrono ovunque, non riesce a concentrarsi. Che lentezza e scarsa attenzione quando si studia qualcosa che fa annoiare…

    L’irrequietezza legata al dovere spegnere la noia può essere pericolosa, perché potrebbe portare a fare cose non costruttive e a volte dannose. Le dipendenze possono ad esempio iniziare come fuga dalla noia: si mangia perché non si sa cosa fare, si beve per lo stesso motivo, si fuma… La dipendenza più recente, ma non meno pericolosa, è quella da smartphone: si inizia ad aprire un’app ma si perde il controllo del tempo. Questi metodi non sono una cura per la noia, perché dopo ci si sente ancora più stanchi e annoiati.

    La noia può essere momentanea, ma potrebbe essere la tendenza di una persona ad annoiarsi frequentemente. Nel secondo caso, si pensa addirittura che ci sia una componente genetica.

    È incredibile come dietro ad uno stato psicologico così particolare, ma probabilmente interessante, siano nate riflessioni, studi, libri, poesie, canzoni… e come sia complicato capire il meccanismo cerebrale che sta dietro a tutto ciò.

    Per maggiori informazioni www.psicoborgaro.it

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