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mercoledì, Dicembre 4, 2024

    La dipendenza da fumo

    Che venga negato oppure no, i danni alla salute legati al fumo sono tantissimi. Eppure, il numero dei fumatori è ancora alto. Le persone che iniziano a fumare sono troppe, quando le campagne informative sui danni sono alla portata di tutti, persino sul pacchetto di sigarette! Come mai questa assurda contraddizione?

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    So di essere molto banale nello scrivere che il fumo può portare a danni irreversibili ai polmoni e a malattie cardiovascolari. Non dico nessuna novità ricordando che i figli di madri fumatrici nascono con un peso inferiore e sono molto più a rischio di mortalità rispetto ai figli di madri non fumatrici. Ma perché perseverare in qualcosa di così dannoso? La risposta è di tipo psicologico: i fumatori non riescono a sopportare le conseguenze dell’astinenza.

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    Quando si cerca di smettere di fumare, già dopo poche ore dall’ultima sigaretta, compaiono irritabilità, ansia, aumentato appetito, difficoltà a dormire, collera, problemi di concentrazione e un irrefrenabile desiderio di fumare. Sopportare questo stress non è semplice e può letteralmente mandare in fumo le migliori intenzioni.

    Per tenere sotto controllo queste terribili sensazioni, la farmacologia ci propone la terapia sostitutiva, ovvero, l’assunzione di prodotti che rilasciano nicotina nel corpo, riducendo così il desiderio di fumare. Le proposte commerciali sono varie: cerotti, spray, inalatori, gomme da masticare… Chi vuole smettere di fumare spesso inizia in questo modo ma, purtroppo, con scarso successo. Oltre alla terapia sostitutiva, ci sono altre alternative, come l’assunzione di farmaci (come alcuni antidepressivi o anticonvulsivanti) o, per chi preferisce, l’uso di rimedi naturali (ad esempio il ginseng o la rodiola).

    C’è chi prova a raggiungere maggiore calma con la meditazione, le tecniche per gestire lo stress, o chi si affida a delle app innovative che propongono dei programmi di disassuefazione.

    C’è chi decide di sottoporsi a sedute di auricoloterapia (cioè l’elettrostimolazione del padiglione auricolare), sedute di ipnosi, di biofeedback oppure di agopuntura. Le proposte sono davvero tante, che agiscono in modo differente, ma dopo poco tempo si ritorna a fumare…

    Purtroppo i metodi che ho descritto qui sopra difficilmente riescono a portare a dei benefici definitivi perché non richiedono al fumatore di impegnarsi in prima persona, ma sono metodi piuttosto passivi che non tengono conto di ciò che significa la sigaretta per il fumatore dal punto di vista psicologico.

    Nella nostra società i fumatori sono mal visti e vengono ghettizzati: viene loro vietato di fumare nei luoghi pubblici, devono accontentarsi di chiudersi in piccole stanze apposite, oppure sopportare di stare al freddo, all’esterno, per assumere la loro indispensabile dose. Per non parlare del costo della sigaretta, che ha un certo peso sul budget mensile!

    Un fumatore sopporta i danni alla salute, l’essere giudicato, avere una vita più scomoda, ma non smette! Probabilmente questa sostanza e questo gesto sono troppo importanti per lui.

    Di solito si comincia a fumare in adolescenza, o anche prima. Il ragazzo ha bisogno di sentirsi parte di un gruppo: avere dei compagni con cui passare del tempo fumando, sentirsi considerato. È bello condividere assieme questo gesto. Si inizia senza pensarci troppo su, fino a che la sigaretta prende il sopravvento, dà un immediato beneficio e diventa un aiuto psicologico. La nicotina è considerata una droga creativa, agisce sui circuiti cerebrali della gratificazione: ci fa star bene, ci rilassa, placa l’ansia, riduce l’appetito e ci fa sentire parte di un gruppo. Così ne voglio assumere ancora, e ancora. I premi del fumare sono tanti ed allettanti, mentre lo smettere fa sperimentare già dopo poche ore gli insopportabili sintomi dell’astinenza. La presenza di nicotina nel sangue sparisce dopo 48 ore, i sintomi fisici da astinenza raggiungono il picco dopo 3, 4 giorni. Ciò che non svanisce così in fretta è la questione psicologica, che rimane forte per un lunghissimo tempo. Per questo si tratta di una dipendenza psicologica: il gesto di accendere la sigaretta mi calma, se non fumo il gruppo di fumatori mi escluderà perché non abbiamo nulla da condividere, non conosco alternative per concedermi una pausa e staccare dai problemi…

    Il momento della prima sigaretta è cruciale: se la prima sigaretta mi ha dato tanto, sarò poco disposto a smettere.

    Insomma, questa è la spiegazione per cui ancora oggi tante persone, nonostante sia del tutto irrazionale, fumano e iniziano a fumare. Ci sono tanti modi per smettere, tanti motivi validi per farlo, ma è ancora troppo difficile. Per smettere davvero non basta volerlo, assumere terapie sostitutive o farmaci, ma bisogna capire qual è davvero il significato della sigaretta per il singolo fumatore e come aiutarlo, caso per caso, ad avere delle alternative che possono soddisfare i suoi bisogni che sono, per la maggior parte, psicologici.

    Per maggiori informazioni visita www.psicoborgaro.it

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