Ci si mette molto tempo per diventare giovani

50 anni del Nuovo Regio

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10 aprile 1973-10 aprile 2023: il Nuovo Teatro Regio festeggia il suo 50° anniversario e per un mese intero sarà culla di eventi volti a farsi conoscere meglio dal pubblico, soprattutto dai più giovani, come sottolinea il direttore Mathieu Jouvin. Il teatro lirico nato all’interno di un’ala del Palazzo Reale nel 1740, raggiungibile dai sovrani attraverso passaggi interni, l’8 febbraio del 1936 a causa di un corto circuito, prese fuoco durante la notte e non ci fu nulla da fare. La ricostruzione mantenne il luogo, ma l’architetto Carlo Mollino, a cui venne affidato l’incarico, concepì un’opera che nulla aveva a che fare con l’idea classica di teatro, lo dilatò fino a farne una specie di astronave posata nello stesso spazio. “Lei andrebbe ancora a teatro in berlina?- ribatteva Carlo Mollino a chi lo criticava- dunque  la mia sarà un’opera che pensa alla contemporaneità e al futuro. Lasciatemi fare.” Carlo Mollino, inventore, fotografo, architetto eclettico, pilota acrobatico e di auto da corsa, proveniva da una famiglia torinese molto agiata, non aveva bisogno di condiscendere a capricci politici, o all’opinione dei più tradizionalisti e continuò coraggiosamente il suo progetto di teatro lirico che, oggi, è ancora additato come uno dei più accoglienti per il pubblico degli appassionati. In questo senso è perfetta la frase di Picasso, morto proprio il 10 aprile 1973, che viene citata nel titolo “ Ci si mette molto tempo per diventare giovani”! Liberarsi da vecchie idee, pregiudizi, abitudini e guardare, essere aperti al futuro è molto difficile, ma Mollino ci è riuscito. Quando si entra nell’atrio cremisi e oro del Regio, si rimane sorpresi dal rincorrersi di scale e piani come in un disegno di Escher. Prima astuzia molliniana: i grandi affollamenti possono sciogliersi nelle ali laterali dell’ingresso. Si sale poi per immettersi nel disegno di un grande cilindro centrale, un’idea di madre, che si allarga appena alla base e accoglie un ventre pieno di vita come l’opera lirica. Dall’alto piove la luce di 3662  stalattiti di cristallo. La volta ha il disegno di una grande valva di conchiglia che ha il palcoscenico nel punto di aggancio. Mi rivelano che nel 1973 si rifece in tutta fretta proprio il palcoscenico che alle prime prove non risultava adatto per l’acustica e si raggiunse anche qui la perfezione.  Sulle pareti curve si rincorrono ad altezze crescenti, come navette spaziali, le nicchie dei palchi che permettono una visione perfetta e la grande sala appare “a metà fra un uovo e un’ostrica aperta”. La giovane artista a cui è stato dato l’incarico di fotografare il teatro in questa occasione racconta come, sola in questo immenso antro pieno di strutture simmetriche e sorprendenti per i giochi di luce e le aperture verso spazi aperti, ha avuto l’impressione di trovarsi all’interno di una creatura vivente. È il momento giusto, questo anniversario, per visitare gli angoli nascosti del Regio dove lavora la perfetta macchina di ogni opera. In uno degli spezzoni proiettati nel filmato di Rai cultura, vediamo l’allestimento della “Turandot” con la regia di Ronconi, in cui vennero utilizzati, anche in segno di protesta contro i tagli alla cultura, solo piattaforme e sollevatori che fanno parte delle attrezzature! Stupefacente. Una serata di autentico stupore e riflessioni per me, quella del 12 aprile al Teatro Regio!. La serata, con la proiezione del filmato, era appunto riservata a personalità coinvolte nella storia di questi 50 anni del Nuovo Regio e ai giornalisti.
Riflessioni dicevo, perché ero accompagnata dalla “cosenostrina” Luisella Forlano che può vantare 50 anni di abbonamento al Regio e perché grazie al sorprendente filmato di Rai 5 sulla grandezza della concezione di Mollino, sulla mole di lavoro che sta dietro le quinte di uno spettacolo, sulle confessioni e racconti di direttori, registi, direttori d’orchestra, cantanti, ho capito quanto mi sono persa in questi lunghi anni. Finalmente ho realizzato che l’opera lirica è una forma d’arte completa, che coinvolge tutte le arti! Ero già particolarmente riconoscente ai buoni  registi di cinema, ma le parole di Davide Livermore, mi hanno come illuminata d’improvviso: inventarsi nuove scenografie, rinnovare opere della tradizione senza compromettere l’incanto delle narrazioni, coordinare musicisti, cantanti, danzatori, artigiani, cori, luci e far sentire il pubblico in una bolla di piacevole stupore, che faccia abbandonare al di fuori del teatro tutto il grigio, è una vera magia! Al termine della proiezione non ho potuto fare a meno di trascinare una Luisella  Forlano, piuttosto riottosa, al cospetto del Direttore di fresca nomina Mathieu Jouvin. Ho voluto presentargli una abbonata che avrebbe da raccontargli le emozioni di questi lunghi anni di spettacoli e sicuramente dovrebbe avere un premio… di fedeltà. Io avevo ben poco da ricordare, avendo avuto modo di assistere solo ad alcune prove, grazie ad un amico che potrebbe vantare a sua volta 50 anni di lavoro dietro le quinte, prima come falegname, poi come responsabile di  tutto l’insieme degli strumenti dell’orchestra, anche e soprattutto durante le trasferte, volte a far conoscere il Regio in tutto il mondo. Io so di aver trascurato tutto questo. Sarebbe curioso indagarne il perché. Ho salutato con un brindisi l’assessore alla cultura che mi passava accanto nella buvette festosa e ora vi lascio con l’invito a vedere o rivedere il meraviglioso filmato di Rai 5 su RaiPlay. Un gioiello di documentazione.
Naz

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