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sabato, Luglio 27, 2024

    Fake news e AI: lotta alla disinformazione

    Immagino che tutti abbiamo visto qualche settimana fa le immagini di Papa Francesco che indossava un piumino griffato, no? Così come abbiamo visto le immagini di un disperato Donald Trump che veniva portato via in manette dalla polizia di New York. Ebbene, entrambe le immagini erano false. Fake.

    Fake News e Deepfake sono espressioni con cui dovremo prendere sempre più confidenza. Infatti è in atto una sorta di guerra, dove le munizioni sparate sono fake news, sempre più credibili e difficili da smascherare.

    Mentre Photoshop richiede una vera abilità per realizzare un falso convincente, ora chiunque può digitare qualsiasi comando testuale su Midjourney e vedere immediatamente la propria creazione prendere vita. Ma se non possiamo fare granché per arginare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa, soprattutto quando usata con intenzioni malevoli al di fuori di un approccio etico, dobbiamo necessariamente lavorare sulla consapevolezza e sull’attenzione.

    Bisogna creare e diffondere strumenti culturali e cognitivi che aiutino le persone a “non farsi prendere in braccio” dalla prima immagine che sembra troppo sorprendente per essere vero (e spesso non lo è). Soprattutto le fasce più fragili della popolazione, i più giovani, gli anziani e le persone meno istruite, possono essere le vittime principali della disinformazione supportata da proprio da queste nuove tecnologie.

    Come possiamo difenderci dalla manipolazione delle informazioni e dalle fake news?

    Ci sono alcuni suggerimenti che possono risultare utili per difendersi e fronteggiare il dilagare delle fake news.  Per prima cosa, controlliamo sempre la fonte delle notizie: verifichiamo che ciò che stiamo leggendo o ascoltando arrivi da una fonte attendibile. Stiamo leggendo la notizia su una testata riconosciuta o su un blog di cui non sappiamo nulla?

    Allo stesso modo, se leggiamo qualche articolo o dichiarazione condivisa da qualcuno su un profilo social come Instagram, Facebook o Twitter, chiediamoci se chi lo ha condiviso è una persona normalmente affidabile o se ha la tendenza a condividere contenuti privi di fondamenta. Verificare poi che le fonti incluse in articoli di cronaca o servizi giornalistici siano citate correttamente e che si riferiscano a persone o a organizzazioni e enti realmente esistenti. Se riteniamo che un nostro contatto abbia diffuso inconsapevolmente una bufala, avvisiamolo, in modo che possa cancellare il post (riducendo al minimo la diffusione della fake news stessa).

    Più importante di tutto: oltre al titolo, leggiamo anche il contenuto! I titoli spesso sono volutamente esagerati o provocatori, in modo da incuriosire gli utenti o stimolarne le interazioni attraverso i commenti. Il titolo non è la notizia e la percezione sbagliata di un fatto può generare fake news e inutili litigi online.

    Queste sono alcune indicazioni che possono essere utili per porsi qualche domanda in più prima di credere a qualcosa visto online e che potrebbe orientare le nostre idee e convinzioni.

    Il futuro dell’informazione sarà sempre più complesso e il rischio di manipolazione e mistificazione richiederà alle persone nuovi sforzi per separare la “realtà reale” dalla “realtà virtuale”.

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