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Comune di Caselle Torinese
sabato, Luglio 27, 2024

    L’ antica parrocchiale di Borgaro, là dove avvenne il miracolo

     

    Il 16 aprile il ritorno dei Percorsi di Arte Storia e fede nel Canavese, Ciriacese e Valli di Lanzo, ha visto l’ingresso di nuovi monumenti inseriti nel circuito, come ad esempio la vecchia chiesa parrocchiale di Borgaro Torinese, dedicata a Santa Maria Assunta.
    Posta al centro del vecchio centro storico, la chiesa ormai viene utilizzata solo più per la celebrazione della messa in occasione delle feste di Santa Maria Ausiliatrice (24 maggio), Assunzione di Maria Vergine (15 agosto) e la Natività di Maria (8 settembre).
    Ultimamente però, grazie ai volontari “Pro Chiesa Centro Storico”, l’edificio torna ad essere visitabile in altre occasioni, come quella dei Percorsi.
    Nonostante sia conosciuta come la vecchia Parrocchiale, in realtà non è la chiesa più antica, e neanche la prima Parrocchia di Borgaro, ma comunque vanta ormai una storia secolare a partire dal XVI Secolo.

    Le origini della chiesa
    Nel Medioevo il primo nucleo storico di Borgaro era posto lungo l’attuale strada di Lanzo che coincideva con l’antica strada romana, e dove sorgeva l’antica Pieve di Santa Maria delle Grazie, che fu anche la prima parrocchia della comunità.
    In seguito, probabilmente intorno al XII secolo, la popolazione si spostò nei pressi del castello, a fianco del quale venne realizzato un piccolo ricetto (centro fortificato) in cui la popolazione trovava il giusto rifugio e protezione, anche se questo causava la scomodità alla gente di spostarsi fuori dal borgo ogni volta che voleva andare in chiesa.
    Così, mentre nelle campagne circostanti fervevano i lavori, verso il 1584, per volere di Margherita Langosco contessa di Stroppiana, figlia di Giovanni Tommaso feudatario del luogo, venne costruita all’interno del paese una nuova chiesa dedicata a Sant’Antonio. La signora di Borgaro desiderava che la popolazione, ormai da tempo trasferita accanto al castello, non si dovesse più recare ad assistere alla messa nella più distante pieve di Santa Maria delle Grazie.
    La vecchia chiesa romanica rimase comunque la sede parrocchiale fino al 1694, quando iniziò un breve periodo in cui i parroci iniziarono a definirsi titolari della Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano, già da tempo patroni del paese.
    Non è chiaro se a questo cambio corrispose un effettivo spostamento della sede nella cappella campestre dedicata ai due santi (come forse è probabile visto lo stato pericolante della pieve di Santa Maria), ma quello che è certo è che poco dopo, all’inizio del Settecento, la sede parrocchiale passò nella chiesa di Sant’Antonio all’interno del borgo e che per l’occasione cambiò titolatura, passando sotto la protezione di Santa Maria Assunta,
    La chiesa, ad unica navata, in origine era coperta da un soffitto ligneo piano molto più basso dell’attuale volta.
    Nel 1709 venne realizzato l’altare laterale dedicato a Sant’Antonio Abate, l’anno successivo quello della Vergine del Rosario, mentre nel 1711 venne costruita la volta di copertura del coro. In seguito, nel 1742, venne aggiunto anche l’altare di Sant’Ignazio da Loyola e Santa Margherita da Cortona.
    L’impianto iniziale non prevedeva la costruzione di un campanile, e le campane erano sorrette da semplici pilastri appoggiati sulla volta del coro in maniera malsicura, tanto che col tempo iniziarono a causare lesioni alla volta stessa. Così nel 1740 venne edificato un vero e proprio campanile.
    Per l’acquisizione del terreno accanto alla chiesa, venne sottoscritta una convenzione col conte Birago, proprietario dell’area che era di pertinenza dell’adiacente forno feudale.

    La cappella dei conti Birago
    In cambio del terreno per il campanile alla famiglia Birago fu concessa la realizzazione di una cappella privata con diritto di sepoltura, che venne costruita a sinistra guardando verso l’altare, e che oggi è tra gli elementi più caratterizzanti della chiesa, con il suo altare in marmo e a destra in alto, su una lapide commemorativa, il busto marmoreo del Conte Ignazio Birago.
    Ignazio Mario Camillo Renato Birago, secondogenito di Enrico del ramo Birago di Vische, nacque a Torino il 13 settembre 1721, e ricevette il feudo di Borgaro il 14 maggio 1733 dal conte Augusto Renato Birago della linea di Borgaro che, essendo privo di figli, lo aveva adottato e nominato erede universale nel suo testamento del 16 aprile 1746. L’anno seguente, il giovane conte sposò Bona Gabriella Caterina di Aurelio Michele Verasis Asinari di Castiglione, da cui ebbe ben undici figli. I due rimasero uniti fino alla morte del conte, avvenuta il 2 gennaio 1783 per le gravi ferite riportate in seguito alla caduta di una trave all’arsenale di Torino, in cui il conte stava dirigendo dei lavori.
    Nel corso dei suoi sessant’anni di vita, Ignazio ebbe una carriera brillantissima in campo militare, come ufficiale, ma divenne famoso soprattutto a partire dal 1751 con il suo primo incarico di architetto, e ancor più dal 1770 quando fu nominato architetto di corte, successore diretto di Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, incarico che comportava importanti funzioni di direzione e progettazione di tutte le costruzioni del regno.

    La nuova volta e l’altare
    A metà del secolo, la volta del coro e il soffitto ligneo erano in cattivo stato e rischiavano di crollare, così nel 1752 la comunità deliberò nuovi lavori di ristrutturazione per il rifacimento del solaio. Con l’occasione si decise di sostituire il soffitto con una volta vera e propria, realizzata sopraelevando in parte i muri laterali per dare maggior imponenza all’intera struttura. I lavori furono eseguiti a spese della comunità e diedero alla chiesa l’aspetto attuale.
    Contestualmente alla ristrutturazione delle volte, venne anche realizzato un nuovo pulpito rialzato con un confessionale al di sotto, sostituendo l’altare dedicato a San Giovanni Battista e a Santa Lucia, poi trasferito nella cappella dei Santi Cosma e Damiano, appena riedificata.
    Nel 1783 venne realizzata una nuova balaustra in marmo, mentre nel 1786 venne sostituita una vecchia campana e completato l’altare maggiore, opera marmorea di fattura pregevole che in parte ricorda quello della chiesa del Carmine di Torino, progettato tra 1769 e 1770 dall’architetto Ignazio Birago, tanto da far supporre che anche quello di Borgaro possa essere opera sua. Pregevole è anche il soprastante ciborio in marmo grigio con parti dorate.

    Il completamento della facciata
    La facciata rimase invece incompiuta, probabilmente per mancanza di fondi, poiché, ancora all’inizio dell’Ottocento, in un disegno dell’epoca erano visibili le tracce della sopraelevazione per la realizzazione della volta. L’intera facciata venne quindi probabilmente completata solo intorno alla metà del secolo, anche se il risultato fu oggetto del giudizio poco lusinghiero di Augusto Cavallari Murat, che parla di «linee non convincenti».
    Nello stesso periodo vennero realizzate altre opere di finitura e arricchimento: nel 1821 venne installato l’organo; nel 1823 furono riparati il tetto e la casa parrocchiale; nel 1855 il Comune spese 250 lire per il rifacimento della pavimentazione e l’anno dopo acquistò un nuovo orologio pubblico in sostituzione del precedente, ormai non più riparabile.

    La parrocchia errante di Borgaro
    Da quel momento la chiesa di santa Maria Assunta non subì più sostanziali modifiche, e rimase sede parrocchiale fino al 1981, chiesa che, come riportato all’inizio, non fu la prima parrocchiale, ma neanche l’ultima.
    Tra il 1978 e il 1981 venne fabbricata su via Italia una nuova chiesa dedicata all’Immacolata Concezione, in cui venne trasferita la sede parrocchiale, mantenendone però la denominazione di “Parrocchia Assunzione di Maria Vergine”, chiesa oggi in via di dismissione.
    Poi nel 2008, in piazza della Fontana, viene costruita un’altra nuova chiesa che diventò la nuova parrocchia (l’attuale) e che venne intitolata ai santi patroni cittadini dei Santi Cosma e Damiano, per la seconda volta dopo più di tre secoli dalla breve parentesi di fine Seicento.

     

    Il miracolo della Madonna piangente


    All’inizio del Settecento si verificò un evento unico e irripetibile. Il 1° ottobre 1713 diversi testimoni affermarono di aver «veduti et osservati segni mirabili e fuori de limiti naturali»: una statua della Beata Vergine del Rosario esposta alla venerazione dei fedeli nella chiesa parrocchiale aveva stillato lacrime e sudori e il suo volto si era improvvisamente arrossato.
    L’Archivio della parrocchia di Borgaro conserva il verbale originale delle varie testimonianze raccolte subito dopo i fatti di cui si trascrive di seguito i passi più salienti.
    “L’anno del Signore corrente mille settecento tredici et allì due del mese d’ottobre, in Borgaro Torinese giudizialmente avanti noi Francesco Domenico Perucca Nodaro Colleggiato Vice Castellano nell’officio del medesimo, in absenza del Signor Giò Francesco Agosto Nodaro Colleggiato e Castellano del medesimo, è comparso il Molto Illustre e Molto Reverendo Signor Don Giò Merenda Prevosto di questo luogo. Il quale, sendosi sparsa fama nel presente luogo che nel giorno di ieri primo del corrente ottobre, prima domenica di detto mese e festa della Beatissima Vergine Madre di Dio Regina del Sacratissimo Rosario solennizzato in questo luogo e nella Chiesa Parochiale, dove ne resta eretta la Compagnia e capella con la statua e suo Bambino nelle brachia della suddetta Beata Vergine intagliata nel bosco tutta dorata e dipinta al vivo nella faccia, in cui giorno e festa suole annualmente portarsi detta statua in processione con tutto il decoro possibile doppo le fonzioni del vespero, restando la medesima in detto giorno e festa dalla matina alla sera scoperta ed esposta all’adoratione de fedeli fuori della sua nichia e collocata sopra un tavolazzo tapezzato e sotto decente baldachino con ceri accesi vicino l’Altare di detta capella et alla parte sinistra del medesimo, sia occorso in detto giorno e festa che, doppo celebrata la Messa grande circa il mezo giorno et uscito il popolo da detta Parochiale per andar a pranzo, rimasti solamente alcuni a governare e custodire detta statua esposta come sopra, abino questi, et altri entrati poi successivamente in detta Parochiale, veduti et osservati segni mirabili e fuori de limiti naturali nella suddetta statua. ….
    … Et primo detto Signor Prevosto ha presentato e presenta in testimonio da esaminarsi Giò Rubato di Lucento habitante in questo luogo, il quale, suo giuramento mediante prestato toccate corporalmente le Scriture, in mani di noi suddetto e sottoscrito ha detto, deposto, dice, depone et attesta saper et esser vero come infra segue.
    «Io Giò Rubato, sendomi fermato nella Chiesa Parochiale di questo luogo di Borgaro Torinese, doppo cellebrata la Messa Grande et uscito il popolo da detta Chiesa, il primo giorno d’ottobre prima Domenica di detto mese anno corente 1713, come sotto Priore della Veneranda Compagnia di detto Sacratissimo Rosario, a governare la statua di detta Beata Vergine esposta per la processione solita farsi annualmente in detto giorno, e postomi a riguardare con ochio fisso le fatezze massime della faccia di detta statua, doppo qualche istante di tempo osservai e vidi chiaramente spontar fuori una lagrima dall’ochio destro di detta statua, nell’angolo di detto ochio vicino al naso, e detta lagrima rilevata e grossa come la punta del mio detto auricolare (dito mignolo), e detta lagrima essersi portata fluidamente sovra la guancia e sotto alla metà di detto ochio. In qual posto pocco a pocco si è poi consumata e, doppo detta lagrima chiaramente vista et osservata, ho veduto et osservato che tutta la faccia di detta statua ha cangiato colore et è divenuta tutta rossa e si è infiammata, et tutta sudori nella fronte con copiose e lucide gocce d’acqua rilevate e grosse come granelli di miglio. E quanto alli sudori, li ho anche osservati nella faccia del Bambino che detta statua tiene nelle brachia. Et indi a pocco ho visto et osservato che la faccia di detta statua è divenuta totalmente bianca senza alcuna apparenza di rosso e poi ritornata al suo primiero e proprio colore. Et il tutto anco veduto da vicino e più vicino non potevo essere”.

     

    Nel Canavese, Ciriacese e Valli di Lanzo
    Percorsi di arte, storia e fede

    La scorsa domenica 16 aprile ha segnato la ripartenza nell’anno dei Percorsi con l’appuntamento di primavera. Ripartenza con un’offerta varia e in crescita: sono stati 30 i luoghi di culto e altri beni culturali, non sempre facili da visitare, aperti in contemporanea nel Canavese, Ciriacese e Valli di Lanzo, con visite guidate e gratuite riconfermata la buona riuscita dell’iniziativa, avviata una decina di anni fa, da alcuni volontari in collaborazione con comuni e parrocchie. Ne hanno parlato TV e giornali, passa-parola di visitatori sui social, ed ancora un portale dedicato (www.percorsiartestoriafede.it). Con mappe interattive e illustrazioni dettagliate, ha permesso al visitatore di scegliere quale monumento visitare muovendosi liberamente.
    Ecco i quattro percorsi:
    Percorso 1: Borgaro T.se, Chiesa dell’Assunzione di Maria Vergine; Caselle Torinese, Chiesa di Sant’Anna e don Bosco; San Maurizio Canavese, Antica Chiesa Plebana; Cappella di San Rocco; San Francesco al Campo, Chiesa dell’Assunta.
    Percorso 2: Cirié, Chiesa di San Martino; Cappella Santa Maria degli Angeli (presso Robaronzino-frazione Devesi); San Carlo Canavese, Cappella di Santa Maria di Spinerano.
    Percorso 3: Nole, Cappella di San Grato e Santuario di San Vito; Cappella di San Giovanni (frazione Vauda); Grosso Canavese, Chiesa di San Ferreolo; Corio, Chiesa di Santa Croce; Chiesa dei Battuti; Balangero, Chiesa di San Giacomo; Lanzo Torinese, Chiesa di Santa Croce; Santuario di Loreto; Viù, Museo Arte Sacra e Chiesa di San Martino; Lemie, Cappella di San Giulio (frazione Forno) e Oratorio Confraternita SS. Nome di Gesù.
    Percorso 4: Rivarolo Canavese ,Chiesa di San Francesco; Favria, Chiesa di San Pietro Vecchio; Oglianico, Cappella di Sant’Evasio e Ricetto medievale; San Ponso, Chiesa e Lapidario; Valperga, Chiesa di San Giorgio; Pont Canavese, Chiesa di Santa Maria in Doblazio; Baldissero Canavese, Cappella di Santa Maria di Vespiolla; Sparone, Chiesa Santa Croce e Chiesa Confraternita di San Giovanni. Chiaverano, Chiesa di Santo Stefano di Sessano.
    Come si vede, è stato coinvolto un vasto e vario territorio, a partire per la prima volta da Borgaro, il punto più vicino a Torino, che ha aperto la Chiesa dell’Assunta, o “Chiesa vecchia del centro storico”. Nella vicina Caselle, tra il verde, si è giunti alla Chiesa di Sant’Anna che richiama il passaggio di Don Bosco. La Chiesa Plebana a San Maurizio ha continuato a sorprendere per i suoi cicli pittorici dei Serra. Da Favria e Oglianico, si è saliti fino a Chiaverano e Sparone, Pont mentre sopra Lanzo si è giunti a Lemie e Viù che ha aperto il Museo dell’arte sacra.
    Grazie anche all’interesse dei visitatori, ogni volta si aggiungono nuove realtà. Di nuovo l’iniziativa tornerà l’ultima domenica di settembre, nella riscoperta del territorio, valorizzando un turismo di prossimità.
    L’arrivederci, dunque, è per domenica 24 settembre.

    Elena Ala

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