C’è una cosa che da un po’ di tempo ci arrovella.
L’anno scorso Cose Nostre ha festeggiato il suo cinquantesimo compleanno e gode di ottima salute. Tuttavia c’è un ma ed è legato a ciò che possiamo fare per perpetuare il nostro giornale.
Soprattutto negli ultimi anni il modo di comunicare, o meglio, di fare comunicazione è cambiato, ed è cosa arcinota che le statistiche affermino che sempre meno persone leggono i giornali cartacei: basta scorrere i dati per vedere quante copie in meno vendano adesso i principali quotidiani nazionali rispetto a quanto avveniva nell’ultimo decennio del secolo scorso. Di certo qualcosa è stato assorbito dalle versioni “in digitale”, ma è sacrosantamente vero che il modo di informarsi è sostanzialmente cambiato.
È mutato il nostro tempo d’attenzione, e se in era pre-Covid era stimato in una quindicina di secondi ( una quindicina di secondi per calamitare la nostra volontà di continuare o meno a leggere un testo), prima si è scesi a sette, poi a quattro, e ora siamo nell’ordine d’un secondo e mezzo, giusto il tempo dettato da uno “scroll”, cioè facendo rapidamente scorrere parole e immagini su uno schermo e farci catturare da una notizia.
E come se non bastasse, altre ricerche ci dicono che una fetta sempre più cospicua della nostra popolazione non è in grado di comprendere ciò che legge, di decodificare e pertanto è sempre più facile preda delle notizie artatamente false.
Che fare quindi per continuare a fare informazione in un’epoca iperconnessa e maledettamente veloce?
Da un lato c’è la voglia incontrovertibile di proseguire sul cammino tracciato: Cose Nostre è una voce profondamente libera e, giovi ricordarlo alle crape più dure, non è fiancheggiata da potentati locali, né dai partiti, fa dell’equidistanza la sua bandiera, vive di luce propria, visto che con le vendite, gli abbonamenti e la pubblicità riesce a pareggiare i costi, e che tutte le prestazioni – dal direttore a chi confeziona il giornale – vengono eseguite come forma di volontariato. Dall’altro c’è il desiderio di riuscire a far breccia nelle nuove generazioni.
Che fare, quindi?
Una risposta potrebbe venirci da una grande idea che ha avuto Luca Alberigo, il quale nella sua veste di docente di digital marketing strategy, presso la “Fondazione ITS per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione”, ha messo in cantiere per una delle sue classi un progetto/tesina dal titolo “Cose Nostre: sviluppo di una digital strategy per (ri)lanciare una testata giornalistica online, definendo una digital marketing strategy che abbia l’obiettivo di incrementare la visibilità della testata giornalistica sul web; migliorando l’engagement con il pubblico digitale, aumentando il numero di lettori, i tempi di permanenza sul sito e la condivisione dei contenuti.”
Ho avuto l’onore di essere intervistato dai ragazzi di Luca Alberigo, per raccontare chi fossimo e cosa rappresentasse Cose Nostre per noi e per il nostro territorio. Mi hanno colpito i loro occhi: tesi, attenti, desiderosi quanto me, quanto noi di provare a percorrere strade nuove.
Certo che Cose Nostre continuerà a essere anche il giornale su carta che da sempre conosciamo e vogliamo, ma è e deve essere anche qualcos’altro per continuare a vivere nei secoli che verranno.
Cosa partoriranno quelle giovani menti al servizio di Cose Nostre? Sarà bellissimo attendere per poi ascoltare con cura. Guai a non progettare il futuro. A non aprirsi ad esso. Adesso.
Prove di futuro
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