Recentemente una nostra lettrice ha scritto all’indirizzo elettronico di Cose Nostre: “Buonasera, solo per comunicarvi la cosa curiosa di cartelli riportanti la dicitura “Viale dell’Amore di Urka e Plank” nella stradina adiacente al giardino della palestra della scuola di Viale Bona, la stradina che collega Strada Caldano e Viale Bona. Non è la prima volta che accade e lo trovo molto curioso e romantico, meritevole di nota. Buon lavoro e continuate così. Saluti A.”
Le mie indagini non hanno portato a una vera storia di giornalismo ma quella ‘A’ maiuscola di amore sul cartello e la coincidenza con l’iniziale del nome, che non riporto per riserbo, della lettrice, mi hanno spinta a ordire la trama di questo intreccio:
“ Il rumore della stampante, che sta per sputare fuori il mio cartello, potrebbe somigliare al rumore dei telai che i miei trisavoli sentivano ogni giorno laggiù in fondo a Viale Bona? Da quando la nonna mi ha raccontato la romantica storia d’amore dei suoi nonni non faccio che pensarci. Ogni tanto, quando ho finito i compiti, prendo la bici e vado a curiosare dentro al lanificio. Lo abbiamo anche studiato alle elementari quel posto e mi pento di non essere stata più attenta. I trisnonni, quelli di fine Ottocento, si chiamavano Ulisse e Penelope. Ora sono alle scuole Medie e so che quei nomi sono famosi fin dall’antichità. E mi sembra davvero buffo che la Penelope casellese di giorno filasse la sua tela così come quella d’Itaca. Il trisnonno però non era un grande avventuriero, non aveva incontrato ciclopi o sirene. Grazie alla sua sete di conoscenza aveva studiato più dei suoi coetanei e invece che lavorare i campi come i suoi genitori era stato assunto, come tecnico dei telai meccanici, al Lanificio Bona. Ulisse era un omone barbuto, a dire della nonna la sua barba sembrava proprio un gomitolo di lana non ancora cardata, mentre Penelope era minuta e con i capelli sottili come un filo, sempre raccolti a chignon. Al lanificio non osavano guardarsi o rivolgersi la parola, chissà cosa avrebbe pensato la gente. Così per anni il loro unico momento di fugace libertà era scambiarsi un sorriso imbarazzato sulla piazza, prima della Messa. Penelope ci metteva ore per prepararsi all’incontro, pur non essendo di famiglia ricca era deliziosa con il suo abito da festa. Ulisse combatteva con barba e capelli ma per essere presentabile sarebbe stata opportuna una tosatura. La nonna sorride sempre quando racconta questo passaggio. La pazienza di quegli anni li premiò con un matrimonio lungo e felice. Il primo regalo che la trisnonna fece al trisnonno fu una sciarpa di lana, che lui, per non dimenticarsi casa, si portò persino in guerra. Alla fine anche il nonno Ulisse aveva peregrinato con coraggio. Per fortuna tornò dalla guerra, seppur senza la sua amata sciarpa. Ora non mi resta che andare in copisteria per plastificare il mio cartello, l’ho preparato in ricordo dei miei antenati e del loro amore. Ho scelto per loro due nomi di fantasia che avessero le stesse iniziali di quelli veri e lo metterò in quel viale dove si sono incontrati. Il viale è stato dedicato al proprietario del lanificio il Signor Bona ma io l’ho voluto dedicare al loro Amore”.