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lunedì, Maggio 13, 2024

    Dardo, un innovativo aereo casellese

    Esposto nel cortile di Palazzo Tursi a Genova

     

    Venerdì 5 maggio, è stata inaugurata a Genova la Mostra storica sul Centenario dell’Aeronautica Militare (1923-2023) che durerà fino al 25 maggio e nel cortile dello storico Palazzo Tursi, accanto a un percorso che racconta in 32 pannelli 100 anni di vicende della nostra aeronautica, è stato esposto il velivolo Dardo, un dimostratore tecnologico con motore ibrido, progettato e costruito sul nostro territorio da una ditta privata, la CFM Air.
    A pochi chilometri di distanza da una delle maggiori industrie aeronautiche mondiali, la Leonardo Velivoli, a Cirié esiste un’altra azienda costruttrice di velivoli da diporto, la CFM Air S.r.l., che non solo produce aerei ma che li progetta in proprio partendo dal nulla.

    La CFM Air
    La CFM Air, fondata nel 2005 dal casellese Marco Martilla e dal modenese Maurizio Cheli, è un’azienda specializzata nella progettazione, produzione e collaudo di velivoli sportivi e turistici in fibra di carbonio, oltre ad altri componenti per l’aviazione, per conto di società aeronautiche come la Leonardo Velivoli e Piaggio Aerospace.
    Per la progettazione vengono utilizzati gli stessi software che usano le grandi aziende tipo CATIA, ed i software che servono per la progettazione strutturale come NASTRAN. Per il design invece si appoggiamo a Mirko Pecorari di Modena, che disegna le forme che poi vengono ingegnerizzate.
    Come dice Marco Martilla: “Contrariamente alle altre aziende, noi partiamo dall’interno per realizzare la scocca del velivolo, un po’ come avviene per le automobili, dando priorità agli interni perché i nostri aerei sono usati normalmente per turismo e quindi devono essere confortevoli”.
    La piccola azienda oggi impiega sette persone, tra cui Valentina, la figlia di Marco, che, col titolo di ingegnere aerospaziale, si occupa della parte di progettazione strutturale oltre che del controllo qualità aziendale; il marito, Marco Miccichè, segue invece la produzione e l’assemblaggio delle strutture.
    La CFM Air ha la certificazione aeronautica UNI EN 9100, e le alte prestazioni degli aerei da turismo prodotti o progettati derivano dai materiali impiegati come le fibre in carbonio leggere e resistentissime, nonché l’impiego e lo sviluppo di nuove tecnologie che ultimamente stanno prendendo il sopravvento sui vecchi metodi costruttivi, come la propulsione elettrica per contenere l’inquinamento da CO2.
    L’azienda si occupa di tutte le fasi produttive, a cominciare dalla realizzazione degli stampi per realizzare i pezzi in composito per poi assemblarli una volta pronti.
    La CFM Air è anche in grado di eseguire tutte le prove strutturali dei velivoli con le apposite strutture che sono certificate in accordo alle attuali normative aeronautiche e sotto la supervisione dell’ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). I test sulle cellule in fibra di carbonio vengono eseguiti fino ad un carico massimo di +10G e -5G (il numero di “G” è il rapporto tra l’accelerazione cui va soggetto il velivolo in quella determinata condizione di volo e l’accelerazione di gravità “G”, in questo caso dieci e cinque volte la gravità terrestre, ndr).

    Velivoli prodotti
    Negli anni la ditta ha sviluppato diversi prodotti per l’aviazione, e già nel 2006 presentava un velivolo innovativo quasi tutto in carbonio, il “Millenium Master”, un biposto in tandem dalla linea filante come una cometa, i cui diritti di produzione vennero poi ceduti ad un’altra azienda.
    Fece seguito nel 2011 l’MCX-1, un monomotore a posti affiancati con alette alle estremità alari, da cui derivò l’attuale “Dardo”.
    La CFM Air si è occupata anche degli UAV (aerei senza pilota), di piccole e medie dimensioni, tanto che nel 2006 a seguito di una commessa della Alenia-Aermacchi (ora Leonardo) ha progettato e costruito tutta l’aerostruttura in materiali compositi dello Sky-Y, primo velivolo senza pilota europeo appartenente alla classe MALE (Medium Altitude Long Endurance), che ha effettuato il suo primo volo il 10 giugno 2007, ed era in grado di completare missioni di sorveglianza del territorio in ogni condizione meteo, acquisendo dati con un sensore elettro-ottico e trasmetterli a terra via satellite. Il velivolo rimase a livello di prototipo, ma sicuramente servì all’attuale Leonardo per gli sviluppi dei futuri UAV; attualmente il velivolo è esposto a Torino negli stabilimenti della Leonardo di Corso Marche.
    Nei vari altri progetti realizzati, vi sono anche alcune repliche di velivoli in scala ridotta, come lo storico Hawker Hurricane, o come l’Embraer Tucano per aziende del settore.
    L’ultimo nato di casa CFM Air è l’ultraleggero “Dardo”, le cui origini risalgono al 2014, quando venne presentato al salone aeronautico dell’aviazione leggera di Friedrichshafen, nei pressi del Lago di Costanza in Germania.
    Rientrato in Italia lo ritroviamo all’Aero Club Torino per affrontare le prove di rullaggio, e dove effettua il suo primo volo il 16 luglio 2014, nelle espertissime mani del socio e pilota Comandante Maurizio Cheli, ex astronauta ed ex capo collaudatore dell’allora Alenia Aeronautica, ora Leonardo Velivoli, che ricordiamo per i suoi decolli mozzafiato sul magnifico Eurofighter EF-2000 “Typhoon”.

    Il Dardo ibrido
    L’ultimo e quarto modello di Dardo costruito dalla ditta è quello in versione ibrida. Anch’esso è interamente progettato e realizzato dalla CFM Air. Oggi il velivolo è ormai completato, ed è prossimo al volo di collaudo previsto per questa estate.
    L’aereo, nato dall’esperienza acquisita dei soci fondatori, Maurizio Cheli e il progettista Marco Martilla, è realizzato quasi esclusivamente in fibra di carbonio, con parti in titanio per i comandi di volo, ed equipaggiato da una avionica digitale composta da due schermi LCD di ultima generazione, con la possibilità di installare ulteriori strumenti.
    L’aereo ha un abitacolo ampio e accogliente di 130 cm di larghezza, con due sedili affiancati in stile supercar che offrono il massimo comfort e sono rivestiti in pelle di altissima qualità e con la possibilità di avere le rifiniture secondo i desideri della clientela, oltre ad essere completamente regolabili elettricamente.
    L’ampio tettuccio a bolla si apre verso l’avanti e si richiude posteriormente con una ottima visibilità per gli occupanti e si può sganciare in volo in caso di necessità.
    L’abitacolo ha un’altezza interna di 102 cm, una tra le maggiori della sua categoria, dando ampia libertà di movimento agli occupanti, affiancato da un’ottima aerazione che permette un flusso ottimale di riciclo in cabina.
    L’ala bassa rastremata, con una sagoma fortemente allungata, ha una struttura bilongherone, munita di flap e alettoni. In questa ultima versione del Dardo sono state apportate alcune piccole modifiche rispetto ai precedenti modelli, tra cui una nuova pinna posteriore ventrale maggiorata, ed il timone di profondità presenta una freccia maggiormente pronunciata.
    Il carrello è del tipo triciclo retrattile con comandi elettroidraulici, con ammortizzatore aria/olio per assicurare la massima efficienza anche in campi semipreparati.
    Il Dardo, pur essendo un aereo ultraleggero, si colloca nella fascia alta del mercato, sia per l’impiego del materiale utilizzato sia per le caratteristiche del velivolo.
    L’intenzione era di realizzare una “Ferrari” del cielo, sia dal punto di vista di comodità interna, sia dal punto di vista delle prestazioni, con un’autonomia e una maneggevolezza che fanno sì che il Dardo si avvicini molto ad un velivolo da addestramento militare.
    Il costo di questo “purosangue dell’aria” si aggira dai 200 mila euro per la versione base fino ai 250 mila euro per la configurazione full optional.

    Il motore ibrido
    A bordo del velivolo è installato un motore ibrido Rotax 914 Turbo da 130 CV ad iniezione elettronica a cui viene abbinato un motore elettrico della potenza massima di 2.350 gm, pari a 75 CV. I due motori accoppiati possono fornire insieme la massima potenza di 205 CV utile soprattutto per il decollo su piste in quota o corte.
    Il motore elettrico, quando è in funzione il motore endotermico, può essere utilizzato anche come generatore ausiliario per la ricarica delle batterie e per alimentare le apparecchiature di servizio.
    In qualsiasi momento può ritornare alla funzione iniziale di booster di potenza per il volo e può essere utilizzato in caso di problemi con il motore principale (Rotax) fino all’esaurimento delle batterie. Questo sistema garantisce una maggiore sicurezza durante le fasi del volo e permette al pilota di poter scegliere una aviosuperficie o un aeroporto alternativo per l’atterraggio.

    Il paracadute d’emergenza
    Una particolarità molto importante del velivolo è quella di montare un paracadute di emergenza che in caso di avaria al motore o altre cause tecniche che pregiudicano il volo creando situazioni di pericolo per l’incolumità delle persone a bordo.
    Il paracadute è situato nella parte anteriore del velivolo e dopo l’apertura permette all’aereo sospeso di scendere lentamente e di attutire l’impatto con il suolo evitando gravi conseguenze a coloro che sono a bordo e di limitare i danni al mezzo.
    Oggi sempre più spesso i piccoli velivoli sono equipaggiati da questo tipo di paracadute balistico, che ha rivoluzionato la sicurezza nel settore dell’aviazione generale, fornendo un’ulteriore misura di sicurezza agli occupanti dell’aereo.
    Il sistema è composto da un paracadute posto all’interno della fusoliera a cui è agganciato mediante delle cinghie, e che viene espulso grazie ad un razzo a propellente solido.
    Dopo quasi vent’anni dalla sua introduzione, l’utilizzo di questo sistema ha permesso di salvare molte vite, anche se il suo utilizzo richiede un addestramento adeguato.
    Marco Martilla è entusiasta dell’esperienza maturata con la costruzione di questo aereo affermando che: “Dardo è un purosangue nato per essere un velivolo leggero ma con tutte le caratteristiche di un velivolo di classe. Con lui avrai nuove esperienze di volo e nuovi modi per esprimere la tua personalità sempre in sicurezza ed esplorare nuovi orizzonti. Seduti ai posti di pilotaggio ci si rende conto che con il tocco di un pulsante posto sulla consolle centrale si può regolare con semplicità la posizione del sedile rispetto alle pedaliere. Non poteva mancare un tocco che contraddistingue la fattura di prestigio del Dardo, il nostro logo, un’aquila stilizzata, simbolo della massima espressione attribuita al volo”.
    Concludiamo ricordando quanto Maurizio Cheli, nel suo libro autobiografico “Tutto in un istante” scrive su Martilla: “Marco è un genio della meccanica. Non trovo altre parole per descriverlo. Ci sono persone che nascono con doti innate e lui è una di queste. In tutti questi anni, da quando lo conosco, gli ho sempre invidiato quella sua specifica e personale capacità di “vedere” nella mente, prima che sul foglio di carta o sullo schermo di un computer, il funzionamento di un meccanismo per poi osservare alle sue spalle il concetto prendere progressivamente forma sullo schermo mentre viene disegnato con pochi ma efficaci “click” di mouse. Marco è semplicemente così: disarmante. Gli sottoponi un problema tecnico. Non sembra neppure che faccia troppa attenzione e quello che stai cercando di spiegargli e due giorni dopo ti ritrovi seduto ad un tavolo mentre ti spiega, con linguaggio semplice, il funzionamento di un meccanismo per te complicato del quale, a primo esame, capisci poco o nulla. Marco è una delle prime persone che ho incontrato quando mi sono trasferito a Torino. Anche con lui l’amicizia è nata a bordo di un piccolo aereo sportivo e da lì si è trasformata nel tempo in qualcosa di ancora più solido. La passione per gli aerei si è presto evoluta nella passione per progettarli e costruirli”.
    Infine, per curiosità, ricordiamo che nel 1943 il nome “Dardo” era già stato assegnato al S.A.I. Ambrosini 403, primo volo 1943, un velivolo da caccia dalle linee filanti molto aerodinamiche di costruzione lignea che montava un motore Isotta Fraschini Delta RC.40 V12 invertito e raffreddato ad aria da 750 CV. Poteva raggiungere una velocità di oltre 650 km/h.

     

    Caratteristiche tecniche dello CFM Air Dardo

    Apertura alare

    8,40 m

    Lunghezza

    7,40 m

    Altezza

    2,50 m

    Larghezza massima della cabina

    1,30 m

    Superficie alare

    10,60 m²

    Peso massimo al decollo

    (con paracadute incluso)

    da 600 a 750 kg

    a seconda della configurazione

    Velocità massima

    184 nodi (340 km/h)

    Velocità di crociera al 100%

    della potenza a livello mare

    151 nodi (280 km/h)

    Persone

    due (Pilota più passeggero)

    Autonomia

    circa 1200 km, pari a 4 ore, praticamente è in grado di volare da Torino a Palermo, con una sola ricarica, con una velocità di crociera pari a 250 km/h.

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