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Comune di Caselle Torinese
domenica, Ottobre 13, 2024

    Gedeone Falletti e Giuseppe Perino

    Casellesi celebri

                                   

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                             Gedeone Falletti, un sindaco di metà Ottocento

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    Proveniva da Ivrea il geometra Gedeone Falletti che fu sindaco di Caselle dal 1854 al 1856
    e poi anche nel 1858. Falletti fu certamente una persona che diede il suo lungimirante apporto non solo nell’amministrazione comunale. Il suo primo interesse, come sindaco, fu quella di rendere confortevole la vita dei cittadini con l’abbellimento delle vie del paese e di quelli comunicanti con quelli vicini, anche per facilitare il commercio.
    Particolari attenzione rivolse alla via Centrale, detta Contrada Grande, lungo la quale correva con grave pericolo la larga bealera (canale, fossato) dei Molini, perché sprovvista di muretto o parapetto. Infatti era da poco che era morto annegato il sessantenne Maurizio Vallino, presso il “Pont Garola” costruito verso la fine del ‘600. Questo ponte si trovava all’incrocio con via Torino e via Mazzini (una volta via Maestra e via Savoia Carignano) e questo ponte veniva attraversato dal tortuoso scorrere del canale dei Molini all’interno del centro storico. E comunque questo corso d’acqua a cielo aperto nel centro del paese rendeva disagevole la vita dei casellesi.
    Per questo il sindaco Falletti decise di intervenire e pertanto incaricò l’architetto Giuseppe Pessone per un progetto atto a coprire, meglio a intubare, il canale dei Molini, partendo dall’imbocco dalla Via del Teatro fino alla conceria Graglia. Quest’inizio di copertura del canale di Falletti venne poi seguito anche dal sindaco Crosetto negli primi Anni ’50 del ‘900 e poi dal sindaco Succo nei primi del ’60 , fino all’intera copertura.
    Ma anche il Prato della Fiera di Caselle è legato al nome del sindaco Gedeone Falletti. Il suo disegno è un intreccio di classico e moderno, aperto verso i monti nell’imponente e suggestiva scenografia, con richiamo ai paesi vicini in occasione delle Fiere annuali ed era un accogliente parco dei divertimenti per ragazzi e famiglie.
    Il Prato della Fiera fu creato anche, ma forse soprattutto, per essere adibito a sosta per i reggimenti di cavalleria che erano ospitati presso la tenuta dell’Accossato, e anche per gli esercizi intorno al viale dei carabinieri a cavallo della locale caserma. L’inaugurazione del Prato della Fiera avvenne il 10 novembre del 1861, l’anno in cui nacque il Regno d’Italia. Passando il tempo il Prato venne sempre più sfruttato per diverse e quanto mai varie occasioni. Fu sede di mercato, di fiera, di parco dei divertimenti, di campo sportivo comunale, tanto che su quel terreno la prima squadra di calcio del Caselle ha giocato molti campionati. Insomma, un posto quanto mai utile alla comunità.
    Ma il geometra Gedeone Falletti va anche ricordato al di fuori della carica di sindaco, per il dopo sindaco. Sì, perché ebbe una parte decisiva su un fatto noto solo agli addetti ai lavori e inerente la vita dell’Asilo Infantile di piazza Boschiassi. Seguì con attenzione e consigli il passaggio dell’ente da castello ad asilo dopo la donazione del barone Bianco di Barbania. Il suo interesse fu premiato perché la prima amministrazione dell’asilo lo elesse segretario dell’ente morale. E questa scelta fu davvero provvidenziale soprattutto nel momento in cui il numero dei fanciulli iscritti all’asilo superò i 300, esattamente 310, e questo mise a repentaglio la vita stessa di questo benefico ente. Discussioni a non finire per la non gestibilità di tale portata e nelle due riunioni del consiglio di amministrazione svoltesi il 29 marzo e 2 aprile del 1872 la maggioranza dei consiglieri era propensa ad abbandonare l’opera e vendere l’edificio. Ma il segretario Falletti con passione e con saggezza riuscì a convincere il consiglio a continuare, facendo presente tra l’altro lo sconcerto che le proposte negative dell’abbandono avrebbero portato nella cittadinanza.
    L’avvento del nuovo presidente Giulio Laclaire (uno dei fondatori del lanificio Bona), e la promessa di collaborazione da parte di molti, diede una svolta alla storia dell’asilo perché non solo non fu abbandonato ma anzi acquistato definitivamente tutto il castello e questo diede modo agli amministratori di porre in atto iniziative per poter proseguire la sua strada, che ancora oggi – anno 2023 – continua.

     

     

     Giuseppe Perino, una bandiera del Mutuo Soccorso

    Dagli archivi della Società di Mutuo Soccorso e dai settimanali dell’epoca (siamo nella seconda metà dell’Ottocento e primo Novecento) è possibile trarre dei cenni biografici inerenti Giuseppe Perino, nato e vissuto a Caselle dal 1853 a 1916.
    Iniziamo col dire che Perino fu un cittadino benemerito, un consigliere comunale e giudice conciliatore, ma che la sua vita si abbina nel migliore dei modi con quella della Società di Mutuo Soccorso. Nel 1851 si formò a Caselle la Società Generale degli Operai la quale, fondata per svolgere funzioni di mutuo soccorso fra gli operai casellesi – viste le numerose e importanti fabbriche esistenti – operò anche per l’assistenza ai poveri, agli inabili al lavoro, agli anziani, distribuendo viveri, somme di denaro e amministrando propri capitali e proprie rendite.
    La Società Operai fu fondata a Caselle il 9 febbraio del 1851 e fu una delle prime in Piemonte; la dicitura ufficiale era: Associazione Generale di Mutuo Soccorso ed istruzione degli operai di Caselle. Nel 1868 si costituisce una Società Operaia Femminile, una delle prime, che s’univa a quella maschile sotto la comune denominazione di Società Generale. Nel 1875 la Società maschile contava circa 500 iscritti e 300 quella femminile. Nel 1877, a seguito di dissidi interni sulla gestione della società, un gruppo di soci si staccò e fondò nel 1888 l’Unione Artigiana.
    La Società Operai si contraddistinse nella Caselle dell’Ottocento, rispetto agli altri istituti di beneficenza, per il fatto che erano operai riuniti in associazione e con periodiche assemblee generali con tanto di regolare amministrazione del proprio patrimonio: gli aiuti non provenivano da donazioni “dall’alto”, dalla carità privata o religiosa, ma dalla diretta partecipazione di tutti i soci.
    La prima sede della Società nel 1851 fu nella casa Peano, presso la stazione, mentre nel 1895 si trasferì nella propria sede in via Savoia Carignano n°4, che ora si chiama via Mazzini. Nel 1936 diventò la Nuova Società e intorno al 1980 cessò ogni attività.
    Giuseppe Perino entrato giovanissimo nella Società come aiutante nel servizio di magazziniere e ben presto, col suo operare, godette della fiducia dell’ente. Fu il fautore e creatore della nuova sede, con la quale fu possibile iniziare una nuova vita. Il presidente Luigi Mo ne volle fare un grande inaugurazione, con una grande festa abbinata a quella dello Statuto che si celebrava il 2 giugno. In quell’occasiona tra l’altro nel suo intervento fu notata l’eloquenza e la capacità oratoria di Giuseppe Perino che in quel momento aveva la veste di vice presidente della Società Femminile di Mutuo Soccorso di Caselle.
    Qualche anno dopo, nel 1901, per festeggiare il 50° di fondazione la direzione della Società, organizzò un grande pranzo sociale per il 5 maggio affidando l’incarico di organizzarlo al magazziniere Giuseppe Perino. Fu un grande successo, anche organizzativo perché gli invitati partecipanti furono ben 387.
    Perino fu anche vice presidente nella Fondazione Baima, nata nel 1881 con scopi benefici, specialmente di aiuto a vedove e orfani di guerra.
    Tornando alla Società, la bella bandiera, oggi conservata nella sede della Pro Loco, fu una sua realizzazione: fu inaugurata il 24 ottobre del 1880, e fu un dono del Re Umberto I, nella sua veste di presidente onorario della Società casellese nata nel 1851. Perino era compagno di scuola di monsignor Spandre, il quale fu nominato vescovo di Asti. Fu nel 1889 tra i fautori di una sottoscrizione per donare al neo porporato la mitria episcopale. Il 4 febbraio del 1905 Giuseppe Perino fu nominato cavaliere della Corona d’Italia e memorabile fu la festa per la consegna della croce e dei distintivi. Fu nominato e votato diverse volte come consigliere comunale; e con vera competenza seppe svolgere il suo compito di giudice conciliatore.
    Un vero factotum per Caselle, un uomo “utile”, un uomo dell’Ottocento.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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