La palazzina del Lanificio Bona- Foto di Paola Marietta
Partecipando a un “forum”, il sindaco Lo Russo ha affermato che il suo obiettivo “ non è tappare le buche, ma fare il tagliando alla città”, per prepararsi al futuro che incombe e per cercare di ridare slancio a una Torino che sta usando le ultime briciole dell’onda benefica delle Olimpiadi 2006, che non ha mai vinto la partita della riconversione e comincia a dibattersi interrogandosi sulla propria identità, soffocata da una Milano troppo vicina e ingombrante.
Anche la nostra Caselle deve cominciare a fare i conti col futuro e con il fatto che per troppo è rimasta ferma, nella vana attesa della realizzazione del progetto delle Aree ATA.
Troppo facile rispolverare il titolo d’un romanzo di Brancati: “Gli anni perduti”.
Ma quanto tempo abbiamo perso?
Ci ripensavo guardando alla bella iniziativa che Vittorio Mosca e Giancarlo Colombatto hanno messo in cantiere, portando un gruppo in visita all’ex Lanificio Bona.
Per molti, se non per tutti, è stato un viaggio nella memoria, un “amarcord” poggiato sulla lama sottile della nostalgia.
Sarebbe un errore però fermarsi a cullarsi nel ricordo, constatare quanto fosse bello il “come eravamo” e non provare a modificare ciò che siamo, o peggio ancora, non provare a ipotizzare che cosa saremo.
Trent’anni fa sarebbe stato più che opportuno dedicare un pensiero serio alla riconversione di Bona per farne, grazie alla copiosa metratura, un polo museale, un centro d’incontri, uno corposo spazio commerciale, eliminando e ricollocando quel melting pot di aziende che abitano l’ex lanificio, in un quadro che sa più di fine d’era industriale che di domani.
Partita persa, perché adesso è tardi. Sono mutate le condizioni, gli usi, le abitudini. Sono cambiate, e di netto, le possibilità in tasca alla gente. Per dire, così com’era concepito l’appena abortito COM, con ogni probabilità, sarebbe stato un vero buco nell’acqua: se in soli due anni e mezzo s’è scaravoltato il mondo, ma che ve lo dico a fare come e quanto sono cambiati i nostri costumi e consumi nel corso di vent’anni, tanto datava l’idea primigenia del mall?
Eppure insisto nel dire che, pensando a ciò che verrà, necessitiamo di scintille e progetti, e che, pur riconoscendo quanto fosse mastodontico, sproporzionato nella proposta, il COM poteva rappresentare l’occasione per cambiare il centro storico di Caselle: coi soldi incassati dalle casse comunali in termini di tasse e oneri, avremmo potuto creare tutto quello che oggi possiamo solo sognare.
Se dobbiamo essere parsimoniosi, cercare il consumo consapevole, rigettando il superfluo, dobbiamo essere attenti a non cementificare, votati in ogni modo e in ogni forma alla sostenibilità e al porre fine al modo dissennato in cui continuiamo a trattare la terra e la Terra, altresì non dobbiamo cadere nell’opposto dicendo no a ipotesi di futuro.
Si rivitalizzino gli strumenti di partecipazione e di consultazione, di dibattito pubblico, si adempia a ogni atto di trasparenza, ma ci si interroghi su quali prospettive ci attendono.
La decrescita felice è un bellissimo ossimoro, ma è un’utopia. La decrescita è sempre infelice perché, diminuendo il reddito, colpisce soprattutto i più deboli.
Come ci stiamo attrezzando per l’avvenire?
Non porsi domande, o peggio evitarle, sarebbe criminale. Sarebbe come dire alle generazioni che verranno che ci piaceva tanto cullarci nel ricordo caldo del passato, mentre manco ci accorgevamo d’essere contenti di sopravvivere in un immediato senza domani.
Due osservazioni: la decrescita felice non è la decrescita del reddito ma la rinuncia ponderata del singolo a tutte quelle spese ritenute superflue, in quanto il bilancio tra beneficio e onere di gestione (costi, stress, tempo) è ritenuto sfavorevole.
Seconda osservazione sul COM. In un Comune serio, non si attende il COM per fare scuole, riqualificazioni, centri di incotro, etc. etc, ma si pianificano le spese e si fanno progetti. Certo, bisogna essere in grado ed avere le persone competenti al posto giusto. La vera domanda è: ma con le giunte Baracco/Marsaglia (5 in totale… ad oggi) queste figure professionali ci sono state?
A mio avviso no.