Salone del Libro: camminare dalle 9 alle 17…

0
469

Grande successo del 35°Salone del libro 2023. Innegabile, le cifre parlano chiaro: 215.000 visitatori in cinque giorni al Lingotto, all’Oval e quest’anno pure sulla Pista 500,( l’ex pista di collaudo trasformata da Fiat in un giardino aperto tutto l’anno dal martedì alla domenica),  senza contare il Salone OFF cioè quello che dal 2009 accompagna l’evento principale e occupa altri spazi e a volte tempi più lunghi, accogliendo quest’anno anche nelle prestigiose dimore storiche della Regione Piemonte incontri con scrittori, feste come quella al Museo Egizio, cinema, mostre, degustazioni, laboratori e presentazioni di libri per tutte le età. Il maltempo di quest’anno, invece di frenare l’afflusso, ha probabilmente invogliato chi aveva programmi di gite a esplorare il Salone. Forse all’inizio della sua storia, 35 anni fa, ci andavano (io non ne ho perso uno) soprattutto le persone che si sentivano o aspiravano ad essere grandi lettori, o quelle che speravano di trovare almeno tra i piccoli, l’editore giusto per i propri scritti, poi pian piano si sono aggiunte le persone che desideravano incontrare in carne ed ossa gli autori preferiti o i personaggi resi celebri dalla televisione, ora si è aggiunta la valanga di persone che non ha più paura del covid e vuole semplicemente partecipare agli eventi; si sono aggiunti gli amici delle migliaia di aspiranti scrittori che finalmente espongono, dopo debito esborso editoriale, la loro creatura in qualche stand e gli appassionati di fumetti con un’intera area dedicata a Comix.

Ora, i primi che ho citato, nei giorni precedenti si preparano un programma fitto fitto di fruizione del Salone, se possono ci tornano più giorni perché spesso eventi interessanti si sovrappongono ed è impossibile seguirli senza il dono dell’ubiquità. Se potessimo tracciare la mappa degli spostamenti di costoro ci sarebbe da chiedersi se non fossero colpiti, nei casi meno gravi di smarrimento e perdita d’orientamento, da carenza di vitamina B12! Uno zigzagare, un fuori dentro tra Oval e Lingotto passando sotto gazebo provvidenziali che riparavano dalla pioggia, ma non dalle pozzanghere in cui mettere a mollo le scarpe comode per stare ore al Salone, uno stazionare davanti ai totem con la mappa per ritrovare il bandolo della matassa nei padiglioni 1, 2 o 3, poi la ricerca della sigla giusta o della Sala arancio, gialla, magenta e così via, con la speranza di arrivare nel posto giusto a inizio coda e non alla fine, con impossibilità assoluta di accedere alla sala! Insomma una traccia tipo enneagramma sette, con l’ansia di perdersi qualcosa ad ogni svolta, perché l’occhio è attirato da mille altre possibilità che, se uno vuol tenere fede al suo piano d’azione, deve lasciare stare almeno per il momento( ma dopo difficilmente troverà quello che aveva intravisto se non ha preso almeno un appunto sul telefonino!)  Questa tattica l’ho documentata con brevi messaggi orali appunto sul telefono, raccontando il mio percorso dall’ingresso alle ore nove, con pioggia insistente e raffiche a trasformare in delizioso tulipano l’ombrello, fino all’uscita, per sfinimento, con rinuncia di mia figlia all’ennesimo incontro-autografo con il mitico Massimiliano Ossini.  Quest’anno insieme a noi c’erano due amiche del Corso di Incontri Letterari Unitrè, quindi una delle soddisfazioni è stata quella di fermarci durante il nostro programmatissimo girovagare a salutare libri e scrittori presentati da noi quest’anno: Alice Basso con “Una stella senza luce”, Maurizio Blini con “Torino la chiusura del cerchio”, Nicola Nurra con “Plasticene”, Dario Voltolini con “Il giardino degli aranci”, Paola Cereda con “La figlia del ferro”, Pasquale Ruju con “Youthless”, Bruno Quaranta con “Una città(Torino) per Proust”, Bruna Parodi con “Tesori dell’Accademia”, Fabiola Palmeri con “A ogni gatto il suo autore”, Marta Cai con “Centomilioni” e Marco Drago con “Innamorato”. (Una chicca di buone indicazioni per gli amici lettori…)Ascoltando poi i messaggi registrati ho ricostruito il percorso di cui parleranno anche le amiche a cui ho chiesto un commento. Io vorrei raccontarvi invece qual è stato il tesoro più prezioso che mi sono portata a casa: non un libro, ma una rivista che vorrei far conoscere a tutti: “Savej”. Si trova anche in alcune edicole. Arrivata al decimo numero è frutto della Fondazione Eandi ed è un vero regalo per chi ama il Piemonte, la sua storia, i suoi personaggi, le sue bellezze. Ammirando le acciughe sulla copertina di questo numero appena uscito, ho pensato che fosse citato per la storia degli acciugai e della bagna cauda anche il prezioso libretto  “L’acciuga nel piatto”di  Diego Crestani e Roberto Beltramo, amico casellese per anni direttore dell’Antica Zecca”, tornato da qualche anno nella Val Maira di cui è originario, ma non era citato. Peccato. Nelle pagine di Savej articoli interessantissimi come quello dedicato alla toponomastica piemontese legata alle attività artigianali, all’Abbazia di Staffarda, ai cercatori d’oro, agli amori di Cesare Pavese, al ricettario di casa Santa Rosa, alle pagine di “dissiunari” di parole piemontesi.

- Adv -

All’uscita dal Lingotto, pioveva ancora, ma l’unica preoccupazione era proteggere…libri e riviste, mentre in senso inverso procedeva un fiume di persone pronte a godersi la serata al Salone. Lo so, non vi ho detto nulla di completo, esaustivo, ma come si fa? Ognuno viene qui con la speranza di un incontro speciale, di carta o in carne e ossa; quando con gli anni si impara a essere sereni e pazienti, a indirizzare le proprie energie, qualcosa arriva e “attraversato lo specchio” usciamo arricchiti anche  dal caos inevitabile.

“Torino tornerà ad accogliere editori, lettori, autori e autrici , in anticipo, dal 9 al 13 maggio 2024, dopo aver attraversato specchi e nuovi mondi non resta che attendere nuove avventure tra le pagine” annuncia speranzosa la nuova direttrice  Annalena Benini a cui porgiamo i nostri auguri.

Ed ora alcuni commenti raccolti a caldo.

Emilio Fogola, libraio ed editore: “Se un marziano venisse sulla terra durante i giorni del salone penserebbe che gli Italiani passino il loro tempo a leggere in continuazione dal mattino alla sera e che l’industria del libro sia la prima industria italiana. Niente di più sbagliato e lontano dalla realtà.”

Marina Fantini: “Io sono stata al Salone nella giornata di lunedì e mi sono soffermata  nel padiglione dedicato ai piccoli editori che mi sembra aumentino di anno in anno.Come ex insegnante sono andata a sbirciare le novità editoriali per i bambini. Interessante che abbiano potuto incontrare autori e illustratori.”

Liliana Fragomeni, docente: “La mia è stata una visita fugace ma intensa. Ho cercato  di concentrare in poche ore il desiderio di curiosità  che sempre mi pervade quando sono tra i libri…curiosità su nuovi  autori, su case editrici a me sconosciute, su accessori  che ruotano intorno alla lettura…segnalibri, poggia libri, borse…che mondo incantato! Aria di libri e di persone che amano i libri e, come sempre, ho pensato “c’è  speranza…”

Annalisa Rabagliati, ex insegnante: “Ogni anno, dal 1988, il Salone mi apre le porte e io accorro eccitatissima. Io sono un animale da Salone, ci vado non tanto per scoprire libri che non si trovano facilmente in libreria o in biblioteca, ma per assistere alle conferenze e alle presentazioni dei libri dei miei scrittori preferiti. Quanti personaggi che mi piacevano ho conosciuto in questo modo! E, siccome sono una “groupie” letteraria, a quanti ho rivolto una domanda specifica, scoprendo che alcuni non erano esattamente gli eroi puri che credevo, ma persone normali, umanamente difettosi e spesso il mio innamoramento scemava un po’.”

Elisabetta Galligani: “Sul Salone tutto è stato detto. Moltissimi giovani, quasi tutti coercizzati e più interessati ai fumetti e ai games che ai libri, ma tant’è.  Gli autori noti sono quelli che fanno fare soldi e quindi messi alla catena per produrre almeno un libro l’anno ed essere esposti al pubblico come simpatici quarti di bue, disponibili per un’ora a condividere il loro tempo con noi; i loro libri approntati in fretta, in tempo per il Salone, un Premio purchessia, senza porre cura a nulla, esattamente come la nostra economia, politica, attualità. Però,  al netto dei trolley scaraventati contro caviglie indifese, file mostruose e infestazioni di adolescenti errabondi, io mi sono divertita. Ci sarò il prossimo anno? Certo! Magari con stivali piombati!”

Silvia Riccio: “Come al solito la Fiera del Libro ha un fascino al quale non resisto. Mi piace l’atmosfera che si vive e l’aria che si respira, la mole di libri proposti, poterli toccare, sfogliare e commentare. Quello che più mi attrae sono gli incontri con gli Autori e le Conferenze che a decine impreziosiscono ogni giorno della Fiera. Ho seguito: “Scrittura indipendente americana”  che ha proposto Megan Boyle, Blake Butler, Juliet Escoria e Scott McClanahan, quattro giovani scrittori molto interessanti, “Steinbeck” con una nuova traduzione di “Uomini e topi” curata da Mari, mi sono infilata in un simpatico incontro con Marco Malvaldi che ha presentato “Oscura e Celeste” riportando in vita lo straordinario Galileo Galilei e la sua epoca ed infine un incontro sulla presenza del lupo nei nostri territori, organizzato dal Muse e con la presentazione di una storia narrata attraverso il Kamishibai, per una visione corretta del rapporto uomo-ambiente-lupo.

Dario Voltolini, scrittore:” Salone? Un posto rumoroso, caotico, dove mi sento soffocare e mi si gonfiano le mani e per fortuna che c’è.”

Naz

- Adv bottom -

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.