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lunedì, Aprile 29, 2024

    Torce e forconi digitali

    Quella che vedete è una delle slide che ho proiettato durante la conferenza dal titolo “Giovani e Genitori Iperconnessi”, organizzata col Lions Club Caselle T.se Airport a Caselle.
    Sulla recente tragedia di Casal Palocco, leggo online una violenza assurda, fatta di maledizioni e di auguri che qualcuno si faccia giustizia privata o che i responsabili del tragico incidente, che ha portato alla morte del piccolo Manuel, facciano una fine altrettanto crudele. Parole d’odio, ma anche molto superficiali, perché non tengono conto di alcuni elementi a mio avviso fondamentali.

    Si pensa che la Società moderna sia allo sbando e che la colpa sia esclusivamente dei nuovi media (a partire da YouTube e TikTok). E a rafforzare questi giudizi così netti e divisivi, non mancano mai i soliti Paolo Crepet e simili, che non perdono l’occasione di farci capire quanto i tempi stiano cambiando, e quanto sia difficile rimanere al passo…

    Certamente oggi la possibilità di fruire di certi contenuti è aumentata a dismisura. A partire dall’offerta, online c’è una quantità di video, sfide, challenge impressionante. Ed il sistema stesso, che elargisce denaro sulla base del numero di visualizzazioni, porta ad alzare sempre di più l’asticella, ricercando e facendo ricercare nuove frontiere e nuovi limiti da superare. Non sono cose nate oggi, ma oggi sono certamente più pervasive, proprio perché questi contenuti possono essere visualizzati in qualsiasi momento, con qualsiasi dispositivo.

    Ma a fare un sacco di soldi non sono solo i creator e le piattaforme, ma anche l’informazione online, che grazie ai titoli “acchiappa clic” si assicura tante, tante visite, che a loro volta generano un gigantesco giro d’affari con gli inserzionisti che pagano per essere presenti sulle pagine più visualizzate.
    Quindi, è evidente che il gioco è drogato e le regole non sono trasparenti. Non possiamo chiedere a chi fa denaro con i video dei propri creator di limitare, se non addirittura impedire, determinate linee editoriali. O si interviene con la legge (e negli USA il governo lo ha fatto fare a YouTube, con tutti i video rivolti a bambini), oppure il conflitto d’interessi impedirà sempre la discussione su un piano leale e trasparente.

    E non possiamo nemmeno continuare a scuotere la testa, con le mani dietro alla schiena, constatando un declino sociale che, spesso, è più grave nella narrazione “boomeristica” della vita, che non nella realtà. I giovani non sono la manciata di creator che, chi più chi meno, ogni tanto salgono alla ribalta delle cronache. Affermare questo significa essere ciechi, in malafede o immersi in una bolla cognitiva molto piccola e opaca.
    I giovani passano tanto, a volte troppo tempo con gli smartphone in mano. E dirsi che lo fanno per la dissoluzione dei valori della società è più facile che ammettere che sono stati i genitori a mettere i telefonini in mano ai bambini e a dire “guarda com’è brav*! A 2 anni sa già scegliersi da sol* i video su YouTube!”.
    Lasciarli 5/6 ore al giorno attaccati al telefonino, senza controllo e senza regole, può generare dipendenza e isolamento sociale. Ma su YouTube ci sono anche migliaia di canali istruttivi e interessanti, in grado di stimolare la mente, a volte meglio di quanto non faccia un certo tipo di sistema didattico. Basta cercare.

    I tempi sono cambiati, ma questo non si significa che siano necessariamente peggiorati.
    I canali su cui vengono pubblicate imprese pericolose, dove creator giovani si riprendono mentre fanno le “challenge”, non dovrebbero essere il capro espiatorio per dirsi che il problema sono (solo) loro. Sarebbe troppo comodo così.

    Il problema è che certi contenuti non andrebbero fatti vedere ai più piccoli, attraverso regole condivise, presenza e dialogo. Non lasciare i figli in totale e assoluta balìa degli smartphone, può creare i presupposti per guardarsi insieme qualche video assurdo qualche volta e riderne e non temere che, appena voltate le spalle, il figlio possa emulare qualche assurda impresa.
    E se tutti iniziassimo dall’interno a mettere un argine alle centinaia di migliaia di visualizzazioni che ottengono certi video, ecco che probabilmente si ridurrebbe la monetizzazione e si creerebbero i presupposti per normare meglio, a livello tecnologico, la pubblicazione di certi contenuti.

    Fino ad allora, non ci resta che parlare e tenere gli occhi aperti.

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