Se la settimana lavorativa fosse più corta…

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Siamo ormai in estate e il tema delle vacanze è di grande attualità. La maggior parte ha le idee chiare su cosa farà durante l’estate, alcuni probabilmente si stanno già godendo le ferie. Stare lontani dal lavoro e, per gli studenti, dai libri, è sempre una prospettiva che allieta. Gli impegni lavorativi sono purtroppo diventati grande fonte di stress, sia perché spesso le aziende sono molto esigenti, sia perché sempre più è difficile conciliare la vita privata ed il lavoro.

Alcuni studiosi che si occupano di stress dei lavoratori e di produttività si interessano da un po’ di tempo a questa situazione. Si sono chiesti se si possono fare delle migliorie per non abbassare la produttività dei lavoratori ma allo stesso tempo ridurre il loro livello di stress. Bisogna infatti ricordare che molte malattie psicosomatiche sono proprio la conseguenza del patimento legato alle condizioni lavorative.

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Il troppo lavoro è responsabile della sindrome del burnout, uno stato di esaurimento che rende difficile raggiungere i propri obiettivi ed è la causa di molte assenze per malattia. Questa sindrome, oltre che a far ammalare, sta rendendo difficile per le aziende trattenere le persone di talento, che esasperate dalle troppe richieste preferiscono cambiare lavoro. Quando un’azienda fa elevate richieste in termini di orari e prestazioni, ha difficoltà a reclutare nuovo personale e a mantenere quello che ha. Anche promesse di crescita professionale o di maggiorazioni di stipendio possono non essere sufficientemente allettanti per ripagare la rinuncia al tempo libero. È necessario perciò fare dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro, altrimenti rischieremo di rimanere con servizi carenti.

Una proposta che è sembrata interessante e che pare non inficiare la produttività è quella di ridurre la settimana lavorativa, cioè di farla passare da cinque a quattro giorni, senza variare la retribuzione. I ricercatori dell’Università di Cambridge, in collaborazione con altre associazioni di ricerca, nel 2022 hanno studiato che cosa accade quando le aziende riducono i giorni lavorativi della settimana. I risultati ottenuti indicano che se i dipendenti lavorano quattro giorni alla settimana anziché cinque, addirittura la percentuale di produttività aumenta leggermente (dell’1,4% circa), ma i giorni di malattia e richiesta ferie scendono notevolmente (del 65%), mentre più della metà dei lavoratori si percepisce meno stressato. Dai dati sembrerebbe che quando i lavoratori non ce la fanno più, comunque si allontanino dall’azienda, attraverso ferie, mutua o addirittura licenziamenti, per ritrovare un proprio equilibrio e ripartire. Se fosse l’azienda per prima ad organizzare il tempo di lavoro in modo differente, che va maggiormente incontro alle esigenze delle persone, si eviterebbero mutue e ferie che invece sono poi più difficili da gestire per una ditta ad alta produttività. Le aziende già ora aiutano i dipendenti garantendo orari flessibili, però queste situazioni sono dedicati a persone con bisogni particolari, ad esempio, ad alcuni genitori che così posso gestire meglio i figli, specie le mamme, ma non è per ora una possibilità per tutti. Inoltre, benefit riguardanti la gestione del tempo, possono inficiare la possibilità di carriera o di migliorare il proprio reddito. Il classico esempio, almeno in Italia, è quello della mamma costretta a chiedere il part time oppure l’orario flessibile per gestire i figli, a discapito però delle prospettive di crescita personale e dovendo rinunciare alla possibilità di redditi più interessanti.

Nello studio di cui sto parlando, ci si è anche occupati di intervistare i lavoratori, chiedendo loro come occupavano il giorno in più che era stato concesso libero: per la maggior parte era utilizzato per sbrigare tutte le faccende della propria vita extra lavorativa, come le pulizie di casa, la spesa e commissioni varie. Questo permetteva così di godersi pienamente il week end con attività di svago o riposo, per tornare rigenerati il lunedì ed essere produttivi. Infatti, con una vita frenetica, i lavoratori si ritrovano nel week end ad occuparsi di mille questioni che non riescono a smaltire durante la settimana a causa degli orari di lavoro, per poi ritrovarsi il lunedì già stanchi per affrontare la nuova settimana.

Oltre a ridurre il tempo di lavoro sarebbe utile pensare anche a renderlo più efficiente. Quanti lavoratori si trovano infatti intrappolati in riunioni troppo lunghe in cui hanno la sensazione di perdere tempo?

Sembrerebbe quindi che per il benessere dei lavoratori, e per il profitto delle aziende, sarebbe il caso di rivedere l’organizzazione degli orari di lavoro, utilizzando in modo più efficiente il tempo passato a lavorare. Le proposte di accorciare la settimana lavorativa, dai primi dati disponibili, sembrano essere stati ovviamente assai graditi dai dipendenti e per ora parrebbero non aver alterato la loro produttività globale.

www.psicoborgaro.it

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