Fu segretario comunale nel primo Novecento
Giacomo Perino Bert
A vederlo così nella foto, col suo bel Borsalino, giacca camicia e cravatta, un fisico asciutto, ha l’aria di una persona perbene. E infatti lo era. Ovvio che può essere perbene anche uno che non porta cappello, camicia e cravatta, ma il senso comune, specie di di un certo tempo, quello della metà del Novecento, ti porta a certi giudizi.
Il cavalier Giacomo Perino Bert, tanto per presentare il personaggio, è stato per molti anni, esattamente dal 16 luglio del 1930 al 31 dicembre 1952 il Segretario Comunale del Comune di Caselle Torinese. In quel tempo, ma anche oggi, un segretario comunale era il motore di un comune, quello che conosce le leggi, i regolamenti, le modalità sul come operare senza andare contro le norme.
Il cavalier Giacomo Perino Bert nacque a Usseglio il 16 maggio del 1887 e morì a Caselle, all’inizio di Strada Ciriè, il 31 gennaio del 1981. Ebbe il suo primo incarico di segretario comunale a San Sebastiano da Po e poi a Buttigliera Alta; fu quindi eletto, nel 1930, a Caselle dove operò lodevolmente per 22 anni.
Il suo operato è indubbiamente legato al periodo bellico, vale a dire alla seconda guerra mondiale del 1940-45. In questo difficile periodo Perino Bert rivelò tutta la sua prontezza di spirito nella guida intelligente e sicura, sempre pronto a ogni sacrificio, senza esitazioni, per servire Caselle con vera dedizione e spirito umanitario.
Don Miniotti nella sua rubrica dei casellesi celebri dà di Perino Bert, un suo caro amico, un giudizio estremamente positivo, come uomo e come funzionario. Lo definisce esperto conoscitore di uomini, di cose e di affari riguardanti il benessere dei cittadini, indagatore sottile e perspicace in ogni circostanza, seguì ogni forma di attività sociale, indirizzando le diverse iniziative dei collaboratori verso il bene, seguendoli nel lavoro difficile di quel periodo con l’affetto che egli sapeva infondere, con la sua espressione paterna verso chi sapeva comprenderlo nel suo retto intendimento.
Uomo di alto spirito e cultura, impresse una fervida impronta a tutte le iniziative cui poteva dedicare nell’ufficio delicato e nel lungo arco di tempo del suo servizio a Caselle, come esempio di rettitudine e di coerenza ai principi morali.
Nella cartolina d’epoca allegata vediamo com’era l’entrata del Municipio di quel tempo.
Il parroco di S.Maria di fine Ottocento
Giovanni Rho
Per scrivere alcuni cenni biografici su Monsignor Giovani Rho, teologo e parroco di Santa Maria a Caselle Torinese dal 21 maggio 1887 al 1904, si presenta la difficoltà di ridurre al minimo la molteplicità di argomenti che riguardano la sua vita e le suo opere.
Cominciamo col dire che Giovanni Rho nacque 14 marzo del 1851 a None, nel Torinese. Orfano di padre fin dai più teneri anni fu educato alla pietà e alla virtù dalla buona mamma, semplice e pia, che accompagnò il figlio per tutta la vita, sia a Caselle che a Chieri.
Compì gli studi ginnasiali a Valdocco, sotto la guida di San Giovanni Bosco e proseguì lo studio della filosofia e teologia nei seminari diocesani. Fu ordinato sacerdote l’11 giugno del 1881, ultimo lo studio della morale sotto la guida del canonico Allamano che lo destinò vice curato a Venaria Reale, dove esercitò il sacro ministero per quattro anni.
In seguito il canonico lo chiamò per il concorso della parrocchia di Santa Maria di Caselle Torinese che vinse facilmente perché, per le difficili condizioni del momento, mancavano altri concorrenti.
Il 21 maggio del 1887 fece il suo solenne ingresso a Caselle dove trascorse 17 anni dedicandosi con ardore a ogni opera di bene. Non abbiamo una sua foto ma fu descritto come “sottile e segaligno, dalla fronte ampia, l’occhio piccolo e buono, modi garbati, voce tenorile, fare bonario e una buona parola per tutti”.
Intelligente e buon amministratore della parrocchia di Santa Maria, rinfrescò e abbellì la chiesa, rifece a nuovo la facciata, costruì la sacrestia e il presbiterio, innalzò lo svettante e maestoso campanile con una guglia superba e l’annesso concerto di campane; il tutto fu inaugurato solennemente l’ 8 maggio del 1899 alla presenza del cardinale arcivescovo Richelmy e dell’architetto progettista Paolo Saccarelli.
Nel 1904 l’Arcivescovo chiamò il teologo Rho, noto per la pietà sincera e per il carattere mite e conciliativo, a reggere l’importante parrocchia e il 17 aprile entrò come canonico arciprete e curato del Duomo di Chieri, dove continuò la sua opera, fino al 17 maggio del 1940. A Caselle fu sostituito nel 1905 dal canonico Michelangelo Rossetti.
Subito una pensa, leggendo queste righe, un normale parroco di paese, stile prettamente ottocentesco, ma poi noti che trovò i soldi per rifare quasi completamente la sua chiesa, alzando il campanile sempre più in alto (45 metri, prima fermo a 26) nel cielo di Caselle, con tanto di concerto con nuove campane e capisci che tanto “ normale” non era. Salutò in questo modo l’avvento del nuovo secolo e qualcuno s’accorse – anche per questo – che valeva e che, tra l’altro, aveva “bazzicato” e avuto come maestri alcuni dei più grandi santi sociali della Chiesa e lo spostò in una sede molto più importante.
E poi t’accorgi anche che il teologo mons. Giovanni Rho era un “pluridecorato”, infatti era: Cavaliere “Pro Eccl. et Pontifice” – Cameriere segreto di Sua Santità – Protonotario Apostolico “ad instar” – Cavaliere del S.S. Maurizio e Lazzaro e, infine, commendatore della Corona d’Italia. Morì a Chieri il 18 maggio 1940.
Nella foto la chiesa di Santa Maria ancora col suo alto campanile; dal 1957 ne avrà due, ma dimezzati.