Il lunistizio e l’abbazia di Vezzolano

Quasi ogni estate mi capita di scavalcare di poco il confine con Asti per accompagnare  degli amici all’abbazia di Santa Maria di Vezzolano, nel territorio di Albugnano. Ogni volta aggiungo stupore a stupore, soffermandomi su aspetti che non avevo ancora abbastanza considerato...

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Quasi ogni estate mi capita di scavalcare di poco il confine con Asti per accompagnare  degli amici all’abbazia di Santa Maria di Vezzolano, nel territorio di Albugnano. Ogni volta aggiungo stupore a stupore, soffermandomi su aspetti che non avevo ancora abbastanza considerato. Certo, arrivandoci non posso non raccontare di quella volta che avendo proposto Vezzolano come meta della prima biciclettata estiva, avevo coperto l’ultima parte della salita con paurosi zig zag quasi orizzontali e un pavé di improperi: durissima, ma una volta scollinati ecco la pieve accoccolata in fondo, protetta come suggeriva Vitruvio dai venti freddi. Per restare a bocca aperta bisogna scendere a piedi e cercare la bellezza della facciata. Stile romanico, con aperture al gotico dovute ai successivi cambiamenti. Da una lunetta in terracotta si affaccia la statua della Vergine a cui lo Spirito Santo in forma di colomba sussurra all’orecchio i misteri dell’Annunciazione. Non si conosce il nome dell’autore, presumibilmente operante nella metà del XII secolo, ma credo fosse un tipo  davvero originale!  Ogni volta mi piace osservare le conchiglie fossili nei lastroni di arenaria che rivestono la facciata e i capitelli, che narrano di mostri orribili che potrebbero divorare il peccatore. Appena entrati, un’altra meraviglia: lo jubé, elemento architettonico molto raro da noi, diffuso in Francia nelle cattedrali gotiche; un pontile su cui i signori potevano assistere senza mescolarsi al volgo, tutto decorato con due ordini di figure: Padri della Chiesa e Storie della Vergine. Non voglio soffermarmi oltre, neppure sulla navata centrale con abside a fascioni di diverso colore, né sull’altare in terracotta dipinta con al centro la Vergine Maria, cui è dedicata l’abbazia che una leggenda vuole fatta costruire da Carlo Magno. In realtà il primo documento in cui si fa riferimento alla chiesa è del 1095, si tratta dell’investitura di Teodulo ed Egidio a vivere qui seguendo le regole di Sant’Agostino. Per tre secoli una storia in crescita e quindi lavori di decorazione meravigliosi, poi il declino. Dal 2015 il complesso degli edifici è entrato a far parte del Polo museale del Piemonte. Si è creata una rete che unisce le chiese romaniche del Monferrato, con percorsi, visite guidate, eventi. Torniamo all’abbazia per uscire nel chiostro a pianta quadrata, ricco di affreschi, capitelli e altre sorprese. È di questo che voglio parlarvi. Le sale che si aprono sul lato del chiostro, un tempo forse celle, refettori, magazzini, sono zeppe di ricchezze: alcune temporanee come la mostra fotografica legata alla poesia, altre stabili con immagini e didascalie sulle altre chiese romaniche sorelle di Vezzolano che insieme si aprono al pubblico la prima domenica del mese nel periodo estivo. La stanza in cui mi sono fermata  a lungo è quella dedicata alla struttura dell’edificio e soprattutto all’orientamento del suo asse. Leggo: “Durante il Medioevo l’edificazione di una chiesa doveva sottostare a regole ben precise, sia nell’orientamento del suo asse, sia nel periodo in cui il rito di fondazione doveva essere celebrato, scelto in accordo con particolari congiunzioni astronomiche e secondo simbologie richieste dai committenti.” Si voleva in qualche modo unire  Cielo e Terra.

Fino a qualche tempo fa si parlava quasi sempre di orientamento solare, mentre ora grazie ad una relativamente nuova scienza, l’archeoastronomia, stanno cambiando molte certezze. Questa scienza indaga come gli antichi interpretassero i fenomeni celesti e come li utilizzassero nella loro cultura.

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Qui a Vezzolano la combinazione di riflessioni teologiche che vedono la Luna come simbolo di Maria, soprattutto da parte di Sant’Agostino, con studi architettonici e misurazioni scientifiche effettuate con software come MoonCalc.org, ha portato alla conclusione che l’asse di orientamento dell’abbazia sia quello lunare. Secondo l’archeoastronomo Adriano Gaspani,  citato nell’importante articolo di Amelia Sparavigna su https://hal.science, il 30 agosto 1168 si verificò il lunistizio e su questo asse fu impostato il progetto architettonico. Il 1° maggio 2025 si verificherà nuovamente il lunistizio maggiore con l’azimut di levata della luna più settentrionale sull’orizzonte. Con il software si è anticipato virtualmente l’evento e  si è verificato che, tenendo conto anche della posizione tra le colline che ostacola l’arrivo del primo raggio di luce, la direzione dell’asse corrisponde proprio all’azimut della luna.

Maria, la Luna. Dio, il Sole. La simbologia è rispettata!

Naz

P.S. Nel periodo invernale l’ apertura dell’ abbazia è di sabato e di domenica. Visita guidata gratuita ogni domenica alle ore 10,30.

Tel 3331365812

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