Su Cose Nostre del mese di luglio avevamo pubblicato l’articolo dal titolo “L’incredibile storia di Antonio”, nel quale, in forma di intervista, il nostro Mauro Giordano raccontava le vicende di vita di Antonio, uno dei 26.000 nostri connazionali nativi di Libia, cacciati in malo modo da quella terra a seguito del colpo di stato del colonnello Gheddafi del settembre 1969.
Ora Antonio, classe 1949, è un tranquillo pensionato residente a Venaria, che ogni tanto il lunedì si fa un giro per il mercato di Caselle. Il racconto delle sue vicende, raccolte dal nostro giornale, ha avuto ora un’interessante appendice casellese. Infatti, dopo la pubblicazione a luglio dell’articolo, due signore da tanti anni residenti a Caselle, Luisa e Rita, accomunate dall’essere entrambe native di Tripoli, e aver condiviso, anche se in anni diversi, il forzato distacco, con le loro famiglie, dalla terra natia, hanno manifestato il desiderio di incontrare Antonio.
Desiderio condiviso da Antonio. L’incontro è stato organizzato da Cose Nostre, e si è svolto martedì 26 settembre in ambiente domestico grazie all’ospitalità di Mauro Giordano. La cosa veramente incredibile, a controprova della verità del popolare modo di dire su “quanto piccolo sia il mondo”, è che sia Luisa che il di lei fratello Gianni avevano, già guardando le foto che accompagnavano l’articolo di luglio, riconosciuto in Antonio un compagno di giochi (e per Gianni un compagno di classe) nel piccolo centro di Suani Ben Adem, a una dozzina di km da Tripoli, dove vivevano con le loro famiglie.
La foto in bianco e nero dei primi anni 60 che alleghiamo ora a questo articolo ci mostra, da sinistra a destra, Antonio, Gianni e Luisa ragazzini a Suani Ben Adem.
Le altre foto, a colori, sono quelle del reincontro a Caselle, circa 60 anni dopo. Un incontro di oltre due ore, dominato dalla commozione, come si può ben immaginare. Due ore che sono volate in un attimo, segnate dal flusso incontrollato dei ricordi comuni di luoghi e persone.