In un mondo lavorativo che richiede ai giovani sempre più flessibilità e concretezza, c’è ancora spazio per assecondare la propria passione, per seguire il filo di un talento magari nascosto? “Una musica può fare” cantava Max Gazzè, proprio come insegna la storia di Paola Casoria, in arte Paola Elle, che del suo talento, il canto, ha saputo farne, con tenacia e determinazione, una professione con cui vivere.
“Sono nata a Torino – racconta Paola – ma Caselle è il luogo dove ho vissuto, i miei ricordi e le amicizie più profonde sono tutte lì, quindi mi reputo una casellese al 100%. Devo a mia madre, che mi iscrisse ad una scuola di danza classica, il mio primo approccio artistico durato otto anni; poi ho deciso di mettermi alla prova con il musical dove mi sono ritrovata a ballare e a scoprire, per la prima volta la bellezza del canto. È stato un amore a prima vista tanto che, ho iniziato a prendere lezioni e ho scoperto che quella era la mia vera passione, la strada che volevo percorrere. La musica è sempre stata il “mio canto libero”, l’espressione più vera di me stessa e delle mie emozioni. Dopo una breve parentesi trascorsa a Londra, sono tornata in Italia, determinata a continuare il mio percorso musicale. Per mantenermi ho lavorato per qualche anno nel ramo della ristorazione e nello stesso tempo ho iniziato a cantare la sera in diversi locali. Sono prevalentemente una cantante pop, con incursioni anche nel rock, nel soul e nella dance. Quando mi è risultato impossibile gestire le due attività in contemporanea, ho scelto di dedicarmi esclusivamente alla musica, consapevole delle difficoltà che avrei potuto incontrare. Per anni ho cantato nei locali, nei ristoranti, in occasione di eventi privati come matrimoni e compleanni, per delle serate collaborando con diversi comuni del Nord Italia e contemporaneamente ho trovato un impiego come insegnante di canto per bambini e adulti in tre diverse scuole. Nel 2016 grazie a Franco Romanelli, uno dei migliori pianisti con cui abbia mai collaborato, sono andata a lavorare a Cannes per la prima volta. Ci siamo presentati in formazione duo, piano e voce, e abbiamo suonato per tutta la stagione estiva all’hotel Martinez, uno dei più rinomati della Croisette. Successivamente il contratto mi è stato rinnovato per la stagione invernale 2016/2017.Ho avuto modo di incontrare personaggi famosi tra cui Ricky Martin, Michel Georges, Lino Banfi e sua moglie, due persone squisite da cui ho ricevuto i complimenti per la mia voce. In quella memorabile estate in cui avevo visto realizzarsi pienamente il mio sogno lavorativo, ho trovato anche l’amore. Essendo il mio lui francese, i primi anni ci dividevamo tra Italia e la Francia finché, nel 2019, abbiamo deciso di andare a convivere cercando casa tra Torino e Cannes. La città francese è stata quella che meglio veniva incontro alle nostre esigenze e così nel 2020 abbiamo iniziato il trasloco. Il progetto era quello di vivere un anno di transizione lavorativa: mi sarei trasferita in Francia spostando gradualmente il mio lavoro. Purtroppo non avevo fatto i conti con il COVID che ha annientato tutto in poco tempo.È stato un periodo difficile in cui ho dovuto ricominciare da capo: mi sono iscritta al “Pole Emploi”, un ente statale che si occupa della disoccupazione dei cittadini e del loro reinserimento lavorativo. Il percorso intrapreso mi ha permesso di seguire per sei mesi un corso di francese e, in seguito di trovare immediatamente lavoro presso un negozio di abbigliamento. Ho potuto così mantenermi fin quando, al termine della pandemia, ho ripreso a cantare grazie al fatto che in Francia, il mondo artistico è tutelato. In Italia per fare il mio mestiere occorre avere la Partita Iva, in Francia invece puoi lavorare con contratti a prestazione e ricevere aiuti quando sei in difficoltà. Ho recentemente aperto il mio stato di “ Intermittente du Spectacle” (artista dello spettacolo a intermittenza). A partire dal momento in cui sono assunta con regolare contratto da un datore di lavoro (proprietario del locale, associazione, privato, hotel, ristorante…), ho tempo 365 giorni per fare un minimo di 43 dichiarazioni di prestazioni artistiche, quindi calendarizzare 43 date. Dopo un anno viene fatta una media di quanto ho guadagnato e se non dovessi lavorare, riceverò un sussidio statale che mi consentirà di mantenere lo stesso tenore di vita dell’anno precedente, così che mi è possibile esercitare il mio mestiere come occupazione principale. Tornare in Italia? Non rientra nei miei progetti futuri. In Francia, a parte gli stipendi più alti, c’è maggior tutela e si valorizza la meritocrazia. Credo di aver trovato qui il mio sbocco lavorativo e penso di poter dire con più serenità e consapevolezza che sì, si può vivere di musica. Anch’io, come cantano Bocelli e Giorgia: “Vivo per lei da quando sai la prima volta l’ho incontrata, non mi ricordo come, ma mi è entrata dentro e c’è restata”. Questa è per me la musica.”